Georges Méliès era il giovane figlio di un ricco produttore di scarpe avviato ad un futuro stabile e già segnato.
Almeno sin quando non inciampò dell’illusionismo che gli fece scoprire la magia, la meraviglia e lo stupore. Emozioni di cui non si cibava un giovane francese borghese. Quando in un caffè parigino assistete alla prima proiezione del cinematografo scoppiò un amore folle che lo porterà a diventare regista. Comprò tutto il necessario e iniziò a girare, filmando qualsiasi cosa, un treno in movimento, una folla che ride. Nel 1897 costruisce il primo studio cinematografico della storia, una enorme serra in vetro a Montreuil e di lì a poco realizza il suo capolavoro assoluto Le voyage dans la lune. Film muto di poco più di 15 minuti entrato nella storia della cinematografia mondiale con quella luna trafitta in un occhio da una navicella spaziale. Non ci sono parole, neanche scritte, solo la musica composta dallo stesso Méliès che ha anche scritto, prodotto, diretto e montato l’intero film, ha allestito le scenografie, curato gli effetti speciali e i costumi. E poi si è divertito ad interpretare il personaggio principale, l’astronomo Barbenfouillis, presidente dell'Associazione degli Astronomi. Dopotutto il sogno era il suo.
Méliès sognava ad occhi aperti, aveva immaginato tutto dopo aver letto Dalla Terra alla Luna di Jules Verne e I primi uomini sulla Luna di H. G. Wells, da cui prende l’idea dei seleniti, gli abitanti della luna. Il titolo e le immagini sognanti le ha prese invece dall’operetta Le Voyage dans la Lune di Jacques Offenbach.
Mescola tutto come in una pozione magica e il risultato sono quei quindici minuti di un concilio di scienziati vestiti come mago Merlino, di ballerine dell’avanspettacolo che aiutano la navicella spaziale a spiccare il volo, delle sette stelle dell’Orsa maggiore ognuna con un volto e quindi un’anima, una stella cometa che rotola nel cielo e poi e poi.
Impiegò tre mesi per realizzare le trenta scene necessarie a raccontare la sua visione della conquista della luna molto prima del sogno americano, ci vollero 260 metri di pellicola e oltre 10mila franchi per dare forma e movimento al suo sogno.
Che parte con il professor Barbenfouillis e i membri dell’accademia degli astronomi Alcofrisbas, Omega, Nostradamus, Micromega e Parafaragamus intenti ad elaborare un piano per raggiungere la luna, compiono l’allunaggio con l’indimenticabile immagine della luna trafitta, e poi c’è la neve lunare, i funghi giganti che crescono a vista d’occhio, i seleniti, un popolo che si dissolve come in una nube se colpito, e il ritorno in patria da eroi.
Con Le voyage dans la lune le persone potevano finalmente vivere un sogno ad occhi aperti, un miraggio collettivo che li teneva incollati alle sedie, uniti nello stupore e nell’incanto. Ne furono tutti ammaliati, quelle immagini in movimento erano una meraviglia anche per chi aveva abbandonato i sogni e la magia del gioco da tanti anni.
È stato il primo grande successo cinematografico anche se Méliès non si arricchì mai con la sua opera. Thomas Edison, eroe senza macchia nella autocelebrativa America, contrabbandò illegalmente una copia del film e la distribuì negli Stati Uniti, infrangendo i sogni di gloria del regista francese che continuò a girare film, come poteva con quel che poteva. Fu fermato dalla guerra e dai debiti e passò gli ultimi suoi anni di vita vendendo caramelle agli angoli delle strade. Che se non fosse per l’ingiustizia e il sopruso subito, è l’ultimo poetico atto di un uomo dei sogni.