Quello che sorprende in Zeno è il fulminate umorismo. Mentre attraversa protagonista e spettatore, la sua vita, non manca di disarmante ironia.
Questo è il tratto caratterizzante Zeno Cosini, il protagonista de La coscienza di Zeno, di Italo Svevo, il piccolo capolavoro che ha restituito al suo autore Ettore Schmitz il posto che merita nella letteratura italiana del primo Novecento. L’autore infatti dopo i non brillanti risultati dei suoi primi due libri, Una vita nel 1892 e Senilità nel 1898, aveva accantonato la sua passione da autodidatta per la scrittura per dedicarsi al commercio. Ma la voglia di concludere il suo libro torna e grazie anche ai preziosi consigli di James Joyce, il quale saprà indirizzarlo presso chi inviare la sua opera . Pubblicato nel 1923 è un successo internazionale.
Scandire le tappe verso il viaggio, anche psicanalitico, del protagonista è come accompagnarlo nel suo processo di maturazione. La doppia trama, che si rivela solo nella parte finale del libro, è la chiave di lettura su quanto Svevo abbia saputo rappresentare l’essere umano e coglierne le sfaccettature grazie allo sguardo di Zeno che dipingerà ritratti precisi degli altri personaggi. In questa parte Italo Svevo fa di Zeno “un eroe della conoscenza”.
L’inettitudine, tema caro a Svevo, ha in questo libro un risvolto positivo, un riscatto. Difficile non scorgere nelle pagine alcuni elementi autobiografici.
Accanto all’inettitudine un altro tema copre le pagine del volume. Il fumo e il desiderio di smettere di fumare. U.S. appunterà spesso Zeno nel suo racconto, Ultima Sigaretta, ma anche qui la sorpresa è nel potere delle due parole.