È il 16 giugno del 1904 e Leopold Bloom inizia la sua Odissea tra le strade di Dublino. Poco più di 700 pagine per il racconto di una giornata.
L’odissea è quella narrata da James Joyce nel suo capolavoro, Ulisse. E il 16 giugno è il Bloomsday. Anche nella aristocratica Trieste si celebra questa ricorrenza, nella città in cui Joyce ha vissuto per alcuni anni e dalla quale ha tratto ispirazione per il viaggio di Leopold Bloom. Un libro difficile da scrivere, l’Ulisse, per Joyce che ci ha impiegato alcuni anni. Un libro difficile da leggere per i lettori e i casi di abbandono sono innumerevoli tra i lettori comuni. A fare loro compagnia anche intellettuali importanti come Virginia Woolf che ha candidamente ammesso di non essere riuscita ad andare oltre le prime 200 pagine.
Uno stile nuovo quello di Joyce, per un romanzo che è anche poema epico e dramma teatrale. Maniacale la scrittura, completa, che non lascia spazio ad altro perché tutto è scritto. Anche la musica sul pentagramma e il testo di una canzone per poter cantare con i protagonisti. L’Ulisse è anche libro di citazioni ed in questo tema nessuno può superare Joyce. Varrebbe la pena solo per questo fare lo sforzo di arrivare alla fine.
Occorre solo stabilire il momento. Decidere di leggere Ulisse. Iniziata la lettura, che forse dovrebbe avvenire al massimo in 48 ore, ci si potrà abbandonare non al flusso di coscienza ma ad un percorso di studio sullo scibile umano. Tutto assolutamente scritto con una capacità che non ha eguali.
Il Bloomsday ha ragione di esserci, perché l’Ulisse sovvertì i canoni classici della scrittura per aprirsi ad un genere nuovo, ad una visione universale di scrittura che non conosceva precedenti. Joyce è voce maschile e femminile, assoluta. Leggere ora un qualunque libro moderno dopo aver letto Joyce è riconoscere una assoluta superiorità dello scrittore irlandese che fece tappa nel corso della sua vita a Trieste.
E proprio sui canali social del comune di Trieste e su quelli web e social del Museo Joyce Museum nel Bloomsday si parlerà del capitolo quattordicesimo dell’ Ulisse, quello che si svolge in ospedale, e non poteva che essere così nell’emergenza Covid.