Je sto vicino a te, tra i vicoli stretti che nascondono l’infinito con i suoi contrappesi, il buono e il cattivo.
L’orrendo ti fa scappare e la bellezza ti fa indugiare senza respiro.
Sto vicino a te, cu ciento strilla attuorno. Le urla della folla, una calca umana che mai si ferma, quasi non ti vede, ti scansa appena nel suo continuo andare.
Un caos che si muove a tempo di musica, le note le conoscono solo loro, ma tu percepisci l’armonia dell’insieme. Come un’iscrizione in una lingua ignota che ti parla ma tu non puoi ascoltare. Puoi solo sentire con la pelle quello che ti sta accadendo intorno.
Sto vicino a te fin'a che nun duorme, dopo una giornata estenuante, sfinita crolli su un letto. Sei stata bevuta e mangiata come un’ostia, il corpo e il sangue e torni al tuo risveglio a camminare e je sto vicino a te pecché 'o munno è spuorco. Una città specchio delle miserie umane che sale con fatica senza mai scendere, contraddicendo sé stessa ad ogni passo. La fatica li porta sempre in alto. Non c’è salvezza qualcuno grida infondo alla strada, invece è sotto i tuoi occhi, quel continuo salire, prego per te, che ti siano lavati i peccati.
La città si perde per poi ritrovarsi in un soffitto in legno, in un affresco, in un piatto di pasta. E nun cercà 'e sape' Meglio che duorme, sì dormi, volgi i tuoi occhi altrove, sogna mondi meravigliosi e quando li riaprirai portali qui su questa terra. Je sto vicino a te perché altrove non so stare, solo qui alla costante ricerca di un attimo di incanto. Ma che parlamme a fa, ora sorridi, lo so, ma le parole sono importanti, non dimenticarlo. Je sto vicino a te.