Saccheggiare le altrui librerie è un po' come invadere la privacy, scoprire dettagli di chi quei libri ha selezionato e posto in un suo ordine.
Tra gli scaffali in legno ecco un titolo attrarre l’attenzione, Curve di livello. Autrice Annamaria Ferramosca, Marsilio editore, collana Elleffe – Lingue di poesia, anno 2006. Sembra ieri, 18 anni, maturità, coincidenze. Il solito gesto, aprire a caso il libro, Notte taranta “Anche se quell’aia è lontana/ e l’eco dei tamburelli si perde/ resta un’essenza ritmica di grano/ l’impronta danzante di una mano/ Anche se tutto il male di stelle/ che doveva piovere è piovuto/ la notte regala ancora lumi/ fuochi fatui di timpani che ondeggiano/ ancora note sul ciglio della morte/ fiati sul collo della serpe/ passi che sollevano ondate/ sospingono il buio nella rete/ Si sale inconsapevoli su fili/ tesi tra terra e luna/ già l’eco fossile canta/ allo spazio la rivincita sul ragno/ il pane ha battuto il ferro/ il sangue rientrato in vena/ In alto il nostro suono indelebile/ oscilla quantica/ l’offerta di una mano”. Pensi Puglia, Salento, leggi che l’autrice è nata a Tricase. Ed ecco luoghi, Marina Serra canale d’Otranto, citazioni, lu rusciu de lu mare, e “il mio sangue è incontro d’onde/ paziente e antico”. Ed ecco donne e saggezza femminile. La Puglia, gli ulivi, le pietre.
Le curve di livello sono spostare il timone di una barca, cambiare direzione, seguire altre vie. La parola non conosce punti fermi, vaga di pensiero in pensiero, ci riporta il passato e splende nel presente. La poesia è come il mare.