Non avresti bisogno anche tu di parole sapientemente legate una dopo l’altra, un filo d’oro a tenerle unite, le giuste pause per prendere fiato?
Parole che parlino d’amore, che fa spesso rima con cuore, ma anche con dolore, sapore, candore, splendore. Ed anche colore e sensore che misuri il grado di emozione, il ritmo alterato della frequenza cardiaca, le farfalle che si agitano nello stomaco. Che poi come si ama? “Talvolta con il Cuore/ raramente con l’anima/ ancora meno con la forza/ pochi – amano davvero”, scriveva Emily Dickinson. E tu come ami, con tutto te stesso, con una parte di te. Ami con ragione?
E cosa è l’amore? “L’amore è sutura,/ non benda./ Non scudo/ sutura”, sutura, unire due margini, due metà, legarle insieme, come parole mai vane, sutura scriveva Marina Cvetaeva. E tu senti questo filo che ci unisce, che passa tra la carne, dolore e poi amore. Legami a te, con filo o semplicemente intrecciando le mani. Dondoliamo insieme nella vita. “Tu non ricordi/ ma in un tempo/ così lontano che non sembra stato/ ci siamo dondolati su un’altalena sola/ Che non finisse mai quel dondolio/ fu l’unica preghiera in senso stretto/ che in tutta la mia vita io abbia mai levato al cielo”, scriveva Michele Mari.
Ed io di cosa ho bisogno, in queste calde ere passate ad ascoltare? Quello di cui aveva bisogno Alda Merini forse. “Ho bisogno di sentimenti,/ di parole, di parole scelte sapientemente,/ di fiori detti pensieri,/ di rose dette presenze,/ di sogni che abitino gli alberi,/ di canzoni che facciano danzare le statue,/ di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti”.