C’è un segreto nascosto in un bosco, che solo ai bambini viene svelato. Possono vivere quel segreto sino al giorno in cui diventano adulti, dopo sarà perso per sempre.
Dino Buzzati pubblica Il segreto del bosco vecchio, edito da Mondadori, nel 1935, a 29 anni, è il suo secondo romanzo. Appena cinque anni dopo pubblicherà il suo capolavoro Il deserto dei tartari. Scrittore, poeta, giornalista, pittore, critico, ha trascorso una vita scrivendo.
Il segreto del bosco vecchio è una storia semplice, una favola, pochi personaggi lo zio Sebastiano, il nipote Benvenuto, il vento Matteo, Bernardi il genio dell’albero, la gazza, pochi altri sullo sfondo e la magia intatta dei grandi racconti.
“A una certa età tutti voi, uomini, cambiate. Non rimane più niente di quello che eravate da piccoli. Diventate irriconoscibili” scrive Buzzati raccontando la perdita della capacità di guardare il mondo con gli occhi della fantasia. Il segreto che ai lettori, seppur adulti, viene svelato è la presenza dei geni custodi degli alberi, capaci di trasformarsi in animali e persone per proteggere il bosco, mossi da un amore disinteressato, dal reciproco rispetto e dalla pacifica convivenza con tutto il creato.
“Il tempo meraviglioso che s’ingrandisce d’ora in ora, inghiottendo senza pausa la vita, e accumula con pazienza gli anni, diventando sempre più immenso” e il tempo scandito da questo libro è sempre in bilico tra egoismo e cupidigia di chi vive senza gli occhi della fantasia e la bellezza e l’armonia.
Claudio Toscani recensendo questo libro ha scritto “Un fantastico che ci fa credere nell’incredibile perché i suoi segreti sono un inverosimile che ci aiuta a esaurire il verosimile”.