Salire le scale, gradino dopo gradino, affacciarsi al primo piano e ritrovarsi dinanzi ad una scultura, due corpi uniti, fusi, in un abbraccio.
Lungo il corridoio del MUST di Lecce, la luce delle finestre crea nuove suggestioni,ed ecco un blocco scolpito. Mani e scalpello a sottrarre strati dalla pietra, smussare angoli, dare forma ad un Incontro che è un abbraccio, fondersi quasi. Un’unione di due persone, un uomo e una donna, nell’opera di Marcello Gennari, scultore di Manduria.
Incontro, abbraccio, come ritrovarsi, riscoprirsi, dopo essersi a lungo cercati, indissolubile materia da contrapporre alla distrazione del tempo. Si amano queste figure in questa pietra? Hanno un cuore che batte con lo stesso tempo? Sono eterne, immobili e ferme?
“C’è un posto nel mondo/dove il cuore batte forte,/dove rimani senza fiato,/per quanta emozione provi,/ dove il tempo si ferma/ e non hai più l’età;/ quel posto è tra le tue braccia/ in cui non invecchia il cuore,/ mentre la mente non smette mai di sognare…/ Da lì fuggir non potrò/ poiché la fantasia d’incanto/ risente il nostro calore e no…/ non permetterò mai/ ch’io possa rinunciar a chi/ d’amor mi sa far volar”, scriveva Alda Merini.
La scultura al primo piano del museo è ferma, eppure sembra fluttuare leggera sospinta da altre forze, non visibili, non misurabili, estranee. L’abbraccio di un incontro, due persone che si uniscono, per non separasi, per restare insieme, un attimo, un istante in cui ci si perde, l’uno nelle braccia dell’altro, i piedi di lei sulle punte a sollevarsi e poggiare il mento sulla spalla di lui. Incontro.