Visioni d'insieme

La donna che portò l’uomo sulla luna

La donna che portò l’uomo sulla luna

C’è una fotografia in bianco e nero che racconta una storia straordinaria, quella di una ragazza di neanche 30 anni.

Margaret Heafield Hamilton, lunghi capelli scuri, occhiali, un vestito corto e accanto a lei una pila di libri più alta di lei, il codice dell’Apollo Guidance Computer. Il codice di allunaggio dell’Apollo 11.

“Dal mio punto di vista, l'esperienza del software in sé (progettarlo, svilupparlo, evolverlo, osservarlo funzionare e imparare da esso per i sistemi futuri) è stata emozionante almeno quanto gli eventi circostanti la missione. … Non c’era una seconda possibilità. Lo sapevamo. Abbiamo preso sul serio il nostro lavoro e molti di noi hanno iniziato questo viaggio quando erano ancora ventenni. Trovare soluzioni e nuove idee è stata un’avventura. Dedizione e impegno erano scontati. Il rispetto reciproco era generalizzato. Poiché il software era un mistero, una scatola nera, il top management ci ha dato totale libertà e fiducia. Dovevamo trovare un modo e lo abbiamo fatto. Guardando indietro, eravamo le persone più fortunate del mondo; non c’era altra scelta che essere pionieri” disse Margaret.

Margaret era la direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, che sviluppò il software di bordo per il programma Apollo. Erano gli anni Sessanta e a capo della più importante missione americana c’è una ragazza di provincia. Laureata in matematica prima all’Università del Michigan, poi in matematica e filosofia all’Earlham College. Si sposa durante gli anni universitari, e al contempo insegna matematica e francese in una scuola superiore per consentire al marito di dedicarsi esclusivamente ai suoi studi ad Harvard.

Subito dopo la laurea sceglie Boston per fare ricerca pura alla Brandeis University. Arriva al Mit nel 1960, poi segue il progetto Semi Automatic Ground Environment (SAGE), un sistema di difesa antiaerea durante la guerra fredda, ai Lincoln Labs. 

Era giovane e donna, il tentativo di sminuirla era costante. Per misurare le sue capacità le affidano un programma indecifrabile con tanto di codici in latino e greco. “Fui la prima a riuscire a farlo funzionare”. Entra di diritto al Charles Stark Draper Laboratory al MIT, che all'epoca stava lavorando alle missioni Apollo, dove divenne direttrice e supervisore dello sviluppo software per i programmi Apollo e Skylab.

Ed è qui che entra nel mito. Era il 20 luglio 1969, tre minuti prima dell’allunaggio, Buzz Aldrin e Neil Armstrong a bordo del modulo Eagle, ricevono messaggi di errore dal computer di bordo. Il computer era in sovraccarico di dati. Il mondo era con il fiato in sospeso. Poteva essere l’ennesimo fallimento, l’ennesima tragedia. Invece lo scheduler pre-emptive a priorità fissa, processi impegnati nell’atterraggio, a priorità maggiore, hanno interrotto i processi a priorità minore, grazie ad un programma elaborato da Margaret. “Se il computer non avesse riconosciuto questo problema e reagito di conseguenza, dubito che Apollo 11 sarebbe potuta essere l'allunaggio con successo che fu” disse lei in seguito.

Una tragedia e un fallimento che l’America non poteva sopportare, evitati solo per la tenacia e perseveranza di Margaret Hamilton e a una sua felice intuizione avuta qualche anno prima. Era con la figlia Lauren in laboratorio, la piccola iniziò a toccare tasti a casaccio facendo partire una simulazione della missione lunare, continuò a pigiare pulsanti, facendola fallire. Il computer sovraccaricato aveva cancellato i dati. Margaret pensò quindi ad un programma che prevenisse la possibilità di un errore umano. Al Mit e alla Nasa non furono d’accordo, il suo programma non era necessario, gli astronauti erano macchine perfette e non avrebbero mai commesso un errore. Cosa che invece avvenne nella missione dell’Apollo 8, solo allora le fu permesso di inserire “L’errore di Lauren” nel codice. Salvando così le missioni successive e portando l’uomo sulla luna.

Quando il 22 novembre 2016 Barack Obama le assegnò la più alta onorificenza civile, la medaglia presidenziale della libertà, disse “I nostri astronauti non hanno avuto molto tempo per decidere cosa fare, per fortuna avevano Margaret Hamilton” che aveva previsto ciò che per gli altri era imprevedibile.

Pressinbag Testata Giornalistica

www.pressinbag.it è una testata giornalistica iscritta al n. 10/2021 del Registro della Stampa del Tribunale di Bari del 10/05/2021.

Contatti

Per qualsiasi informazione o chiarimento non esitare a contattarci scrivendo ai seguenti indirizzi