C’è un prima e un dopo Carla Lonzi. Con lei il pensiero femminista si è costruito su se stesso e non sulla specularità,
la complementarietà o la contrapposizione all’altro.
Il femminismo, nella concezione più alta del termine, ha avuto il suo apice nel 1970 quando Carla Lonzi con Carla Accardi ed Elvira Banotti crea il gruppo Rivolta femminista. Nel 1970 Lonzi pubblica Sputiamo su Hegel, oggi rieditato da La tartaruga a cura di Annarosa Buttarelli, filosofa e responsabile del fondo Carla Lonzi alla galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma.
“L’uguaglianza è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va resa giustizia. La differenza è un principio esistenziale che riguarda i modi dell’essere umano, la peculiarità delle sue esperienze, delle sue finalità, delle sue aperture, del suo senso dell’esistenza in una situazione data e nella situazione che vuole darsi. Quella tra donna e uomo è la differenza di base dell’umanità”
Continuiamo oggi a banalizzare ogni concetto di autodeterminazione senza compiere un solo passo avanti da quel 1970, indietreggiando senza sosta nella definizione di ciò che si è, di ciò che si vuole e della via per ottenerlo.
“La donna così come è, è un individuo completo: la trasformazione non deve avvenire su di lei, ma su come lei si vede dentro l’universo e su come la vedono gli altri” scrive Lonzi illuminando una strada che non è mai stata percorsa ma che ha visto dopo di lei un continuo annullamento della donna e la sua ridefinizione al maschile. Credere che l’autodeterminazione è poter fare ciò che gli uomini fanno è il regalo più grande che si possa fare al maschilismo, autodeterminazione è decidere di essere se stessi, tracciando una via che sia nostra, senza bisogno di percorrere quella battuta da altri.
Non siamo ancora pronte alle vette che Lonzi traccia sulla mappa del nostro cammino. Quanto poco abbiamo imparato da lei e da chi come lei aveva una visione illuminata. “Noi diciamo all’uomo, al genio, al visionario razionale che il destino del mondo non è nell’andare sempre avanti come la sua brama di superamento gli prefigura. Il destino imprevisto del mondo sta nel ricominciare il cammino per percorrerlo nella donna come soggetto”. Probabilmente è stata una mente fuori dal tempo, il suo e il nostro, un punto che dovremmo ambire a raggiungere. Il tempo che viviamo ha perso quella limpida chiarezza senza acredine ma colma di consapevolezza.
Lonzi parte da ciò che siamo “Non esiste la meta, esiste il presente. Noi siamo il passato oscuro del mondo, noi realizziamo il presente”, ci indica la via “Finché gli lasceremo facoltà di giudizio sul diritto a un nostro spazio, l’uomo non potrà fare a meno di occuparlo, poiché non è uno spazio fisico quello di cui si parla - sebbene esista anche lo spazio fisico di cui siamo private - ma uno spazio storico, psicologico e mentale” e ci ricorda cosa significa essere femministe. “Il femminismo è la scoperta e l’attuazione della nascita a soggetto delle singole componenti di una specie soggiogata dal mito della realizzazione di sé nell’unione amorosa con la specie al potere”.