La linea d’orizzonte si offusca, diviene incerta, all’improvviso. Una barriera polverosa si solleva in aria avanza velocemente, copre il cielo.
Avvolge e domina lo spazio inghiottendo tutto e tutti, coprirsi il volto e aspettare che tutto passi, si sposti in avanti, si dissolva nel vento. Come una tempesta di sabbia nel deserto così la vita in questo giorno in cui tutto sembra incerto, irriconoscibile, travolge ogni pensiero annientandolo riconducendolo alla disperazione. Una nuova solitudine dell’essere, perso nelle infinite parole senza senso.
I granelli polverosi colorano l’aria come una nuvola discesa dal cielo, e poggiatasi sulla sabbia rotola, striscia, avanza. I contorni divengono irregolari, le forme non riconoscibili, e tutto appare nuovo e sconosciuto. Perdersi è il tempo di un battito di ciglia, vagare raminghi è il destino che aspetta. In una solitudine nuova si scopre l’immensità dell’esistenza e la brevità della nostra, come un bagliore inaspettata giunge la rivelazione. A tempesta passata cosa resta del tempo se non un ritorno al passato, al triste spettacolo dei giorni che si ripetono uguali. Come sabbia in una clessidra viviamo, rinchiusi nei recinti che la modernità impone, la libertà è comunque una sottile barriera di vetro pronta a rompersi, ed ogni granello scivolerebbe via alla ricerca di una nuova vita.
E se domani è uguale a ieri forse oggi è un giorno diverso, un cielo sabbioso è un ricordo di ciò che abbiamo vissuto in altra dimensione, parallela, immaginaria. Restare granello è non perdersi nelle nebulose.