Visioni d'insieme

Alba De Cespedes, L’anima degli altri

Alba De Cespedes, L’anima degli altri

Scordata. Come non fosse mai esistita. Sotto la polvere del tempo che l’ha dimenticata, brilla Alba De Cespedes con le sue parole.

“Nell'oro del sole, d'estate, alle due del pomeriggio, anche la terra riluce. Il colore bruno si perde e sembrano sfavillare i sentieri stranamente biancastri. Tutto il giardino implora una gocciola d'acqua come una grazia, poiché anche quella quasi stagna della fontana costretta tra scogliere di tufo sembra finta, fatta di vetro di bottiglia, e lo zampillo è secco. L'ombra è ingannatrice, sembra un rifugio ed è invece traversata da riverberi abbaglianti. I vetri delle finestre della casa hanno un'aureola di splendore. I fiori boccheggiano come gli umani: i fiori semplicissimi d'agosto. Perfino le campanule hanno un colore di polvere e pendono, afflosciate, come farfalle morte. Invece queste vivono, succhiano i fiori, approfittano della loro debolezza e trovano la forza di volare. Ronzano le vespi battagliere, ostinate, insistenti, calano infine sui papaveri rossi, la corolla trema ed esse fanno l'altalena sugli steli sottilissimi. Le case sono trasparenti. Attraverso le pareti s'immaginano letti disfatti, donne discinte e uomini sudati, spoetizzanti. Le cucine attirano invece perché avanti all'acquaio le serve cantano sottovoce e lo zampillo rimbalza sul marmo e rinfresca la vista e il sangue nelle vene”.

Una singola pagina di un singolo racconto svela la sua grazia, l’incanto in questo libro d’esordio, diciotto brevi racconti scritti quando ancora aveva 24 anni. L’anima degli altri ha visto la luce solo due volte, la prima nel 1935 e oggi a distanza di quasi un secolo grazie alla caparbietà nello scoprire bellezza dimenticata della casa editrice Cliquot.

“Quello che abbiamo lasciato e dietro le nostre spalle, neppure ci voltiamo per guardarlo, quello che attende è una sponda dietro la nebbia” scrive Alba De Cespedes, figlia di un ambasciatore, nipote del primo presidente della Cuba liberata, antifascista, partigiana e membro attivo della Resistenza italiana.

Vinse il premio Viareggio ex aequo con Vincenzo Cardarelli, ma le fu tolto dal regime. Fu voce della prima radio libera d’Italia dopo l’armistizio, Radio Bari dove esortava le donne ad una “sorda e silenziosa resistenza”.

Nel mezzo scrive, scrive sempre, ogni volta come se parlasse di lei. “Fu perciò che mi nacque nell’animo quello sfrenato orgoglio, quell’indifferenza che voleva essere più grande dei miei anni e della loro pietà … Volevo che le altre m’invidiassero e mi riusciva talvolta. Così, fin da bambina, appresi a mentire a me stessa; fingevo di essere felice quando v’erano gli altri, ma dopo, nella solitudine della mia stanza sentivo immensa la tristezza della mia infanzia senza baci e la mancanza di ciò che nulla, né la mia precocità, né il mio denaro, poteva supplire: la mamma”.

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