L’erba, l’altezza regolata con precisione, la primavera all’orizzonte e la siccità dell’inverno hanno lasciato qualche segno evidente qua e là.
Sul prato della dimora estiva lei in tutta la sua timida bellezza regala una gioia inaspettata. Gialla come un sole che scalda, la fresia solitaria domina con la sua delicatezza, i corti fili d’erba a lei convergono per ascoltare la sua voce chiara e limpida. Lei canta la sua storia, ogni giorno, a se stessa e a chi vuole ascoltarla. Un canto lungo quanto la sua breve esistenza.
“Vivevo in un giardino affacciato sul mare, vivevo con la mia famiglia, fresie gialle, bianche, fucsia, rosse, viola e blu. Tutte insieme, crescevamo allegramente, dormivamo dall’estate all’inverno bulbi uno accanto all’altro, per poi spuntare come piccoli germogli al primo calore, poi foglie come spade e infine fiori, corolle profumatissime. Alcune di noi recise, raccolte in un vaso per decorare ambienti, tocco floreale tra le stanze, con le quali parlavamo dalle finestre. Ogni anno ci ritrovavamo dopo mesi passati a nasconderci con i nuovi bulbi nati dai nostri semi. Un mattino di ottobre dopo un nubifragio ero rimasta un po’ scoperta, la terra non era più sopra di me, il becco di una gazza mi strappò via e dopo un breve volo mi lasciò cadere qui, su questo prato. Unica sola fresia tra fili d’erba, ma il prossimo anno i miei semi mi faranno compagnia, saremo tante, tutte gialle, le api verranno a trovarci, saremo una grande famiglia”.
Solitaria la fresia canta la sua storia, l’erba ascolta, ed anche un gatto. Più in là il mare ode le note arrivare e a quelle accorda le sue onde. Lei canta, incanta, e tutto sembra possibile.