Eliminare le linee, i contorni, i limiti e far esplodere la luce e i colori. L’impressionismo erompe nell’Ottocento artistico europeo.
Quasi parallelamente cresce l’incisione, segni tracciati su una lastra di rame o di pietra da replicare all’infinito.
L’incontro di queste due correnti agli antipodi è il cuore della mostra La stampa d’arte e l’impressionismo, visitabile a Palazzo Beltrani a Trani sino al 15 gennaio.
Nelle sale si alternano le opere di Honoré Daumier, uno dei più grandi disegnatori del XIX secolo. L’uomo del popolo che denunciò i soprusi dello Stato e delle classi più abbienti sulle pagine dei giornali satirici come Silhouette, La Caricature, e Le Charivari. La sua era una guerra ai corrotti attraverso i disegni. Osteggiato dal regime e incarcerato per volontà di Luigi Filippo d’Orleans. Sconosciuto in vita, morì povero e solo, aiutato dall’amico Corot che gli regalò la casa in cui visse gran parte della sua esistenza.
C’è poi Felix Bracquemond, il genio trascinatore di tutti gli artisti del tempo. Inizia la sua attività come lucidatore di etichette in un laboratorio di litografia e presto diventa il più grande incisore di tutti. Coinvolge amici e conoscenti in questa arte nuova, svelando segreti e prestando il suo studio e i suoi torchi.
Cresce la volontà di un’arte che sia per tutti, un linguaggio in grado di diffondersi rapidamente e raggiungere sia il pubblico colto che popolare.
L’incisione in questo non ha eguali. I disegni sono poetici, canzonatori, intimi.
Daumier commuove con i suoi tratti rivelatori. Ma anche Fantin-Latour che avvicinò alla litografia Renoir e Pisarro. E poi i pugliesi De Nittis e Piccinni e Delacroix, Munch, Toulouse Lautrec.
Al di là dell’accostamento ardito tra impressionismo e incisione, la mostra rivela un piccolo tesoro sconosciuto, tratti semplici e puliti di un momento intimo tra l’artista e la sua anima.
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