Non c’e spazio per inutili esercizi, non ci sono funi sulle quali restare in equilibrio, ci sono versi decisi, taglienti, parole precise.
Una poesia che non lascia spazio ad interpretazioni, è essenziale, assolutamente veritiera. Poesie d’amore per un anno di Daniele Gennaro edizione del Foglio Clandestino è un libro da tenere e sfogliare per provare l’ebbrezza di essere sorpresi.
“La tessitura di Gennaro è sicura, taglia senza indugi il nodo dell’impossibilità (da far rabbia, quasi), ancorato nella visione e nello sguardo amoroso. È uno sguardo senza oggetto, ricettivo, ciotola che solo vuota è possibile riempire, lastra sensibile su cui le immagini restano impressionate”, scrive Massimo Barbaro.
“Vorrei abitare le tue mani, i tuoi angoli,/ come se fosse sempre possibile entrare/ nell’alveo spinoso della tua bellezza./ I tuoi vestiti vorrei indossare per capire come sia/ possibile sentirsi impavidi e addestrare il giorno,/ farlo bianco e chiaro, inespugnabile./ I tuoi contorni vorrei avere, le anche morbide,/ ginocchia stabili, il senso pieno dell’esser madre,/ con occhi impossibili vorrei guardarti, con gesti inglesi/ vorrei trattarti./ Abito già tutte queste cose, salto i fossi, le trincee/ fangose, divento cantante di piano bar./ Chablis stasera per la nostra cena, scrivo con fiori/ sbocciati dagli occhi, alleno le mani ad essere le tue”. È Abitarti un po', una delle poesie di Daniele Gennaro.
Non c’è solo amore nelle sue parole, ci sono “finestre per scrivere”, “case” e “problemi di parcheggio”.
“Sarà l’amore che, penetrando invisibile la carne, rinnoverà,/ pulito di specchi, la lingua madre, darà accenti là dove la/ parola è piana, con fonemi-onde inventare equilibri/ di danza, pestare i piedi alla morte, alla solitudine”.