Per scrivere, nel 1906 dopo la morte dei genitori, si rinchiude in un appartamento completamente foderato di sughero. Nasce il suo capolavoro.
Alla ricerca del tempo perduto, un’opera in prosa di Marcel Proust. L’autore parigino ha scritto anche versi, tradotti da Luciana Frezza, in Poesie edito da Feltrinelli.
Un mondo nuovo, una ricerca intima, impressioni sul mondo, la poesia di Proust è anche ironia e sarcasmo, è staccarsi ed interpretare un ruolo, poetico.
“Tu vedrai, segno arcano e familiare/ che appanna il suo splendore al tramonto che l’irrora/ vincerlo lentamente alzarsi e brillare/ la luna d’oro nel cielo ancora rosa”.
Potrebbe chiamarsi puro esercizio di stile, quello di Proust poeta, eppure c’è qui un’attenzione, una volontà di giocare e sedurre, di scherzare e brillare, tanto che le poesie sono vie per una comprensione più sincera della Ricerca.
“Imitate vostra madre Ida/ nella grazia gentile e affascinante/ siate dolce, siate amante Magda./ Orazio che vi ritornello molto ha sofferto/ questo mese per il vostro umore insolente/ per amor di Dio siate indulgente/ Magda, verso gli altrui diteti./ Per un sì o per un no Maddalena/ sopra di me tutto il torrente/ del suo orribile fiele rovesciò/ o signorina Magda!/ Mai è parola assai grossa per le vostre labbruzze/ che non sanno niente di niente/ se non mordere frutti ma quanto anche voi/ del soffrire conoscerete le febbri/ ci tornerete sopra, cara, Magda, al vostro “mai””.
Poesie da leggere sostando tra una e l’altra, respirando, abbandonando il ritmo scelto, prendendo una pausa qua e là, ascoltando ad un tratto la propria voce coincidere con il silenzio.