Abbandonare l’auto e percorrere a piedi la strada selciata bianca come neve sotto il sole cocente quando l’azzurro del cielo è invito a sognare.
Sognare l’infinito come limite e desiderare di volere di più, nessuna recinzione, nessun confine, nessuna proprietà da rivendicare, nessun ostacolo da superare. Percorrere a piedi nudi la strada che corre verso il mare, immergersi e dimenticare peso e pesi, fluttuare leggeri, senza pensieri, lasciandosi cullare come braccia calorose e forti che non mollano la presa non lasciano cadere.
La pelle bollente trova immediato refrigerio nelle acque fresche dell’Adriatico, i muscoli si rilassano e guardare il profilo del territorio è esercizio per classificare sfumature di colori, catturare infinite variazioni di linee e spessori. Volgendo lo sguardo dall’altra parte la sottile linea blu è immaginario materiale per complicati esercizi di stile, partenza e arrivo, di costa in costa.
Immersi nell’acqua dare voce alla propria voce, cantare come se non ci fosse nessuno ad ascoltare ed anche se ci fosse un mondo tutti allora si unirebbero al canto, sono note note, come melodie che uniscono sponde, allietano meriggi infuocati, narrano storie di libertà. Senza limiti, senza regole ingiuste, senza volontà di sottomissione, cantare nel mare e ascoltare la propria voce come suono di ritrovata spensieratezza.
La strada selciata che corre verso il mare attende il nostro ritorno, resterà in attesa, mentre cerchiamo una strada nuova che ci riporti in un nuovo mare, verde come prato d’erba che resiste.