Quando un gigante brucia lentamente nell’indifferenza non c’è possibilità di salvezza per coloro che non guardano oltre il profitto del momento.
Quando un gigante brucia è impossibile avvicinarsi, il calore è così intenso da seccare all’improvviso la pelle delle zone esposte. Di albero in albero, di tronco in tronco, l’incendio si propaga con estrema rapidità, gli arbusti secchi dopo anni di abbandono dal passaggio di Xylella, favoriscono l’inesorabile avanzamento del fronte del fuoco. Le vedi le fiamme attraversare i tronchi seguendo venature e corridoi linfatici ormai vuoti.
Quando un gigante brucia anche l’obiettivo teme la messa a fuoco, ha paura di immortalare un istante che nelle terre desolate salentine si ripete ormai da giorni, per giorni, e continuerà a ripetersi fin quando non saranno che un ricordo gli alberi di ulivo arsi da Xylella. Fuoco a sostituire eradicazioni, fuoco a lasciare campi nuovi da ri-forestare.
Nella stagione estiva quando tutto è un brivido caldo da togliere il fiato, un gigante che brucia è torcia viva di denuncia di abbandono, è segnale di protesta. Avvicinandosi si avverte quasi un fremito, un lamento della terra, un grido di insopportazione. È un dolore sordo che non conosce analgesico, è una resa sofferta e dovuta. Rosso come una bandiera bianca che non conosce il verde, persa è la speranza.
Quando un ulivo brucia sai che non c’è paradiso per questo inferno, è un lento logorio della terra, è dire basta, è scrivere la parola fine a lettere di fuoco.