Lei ama cantare, cantare e dimenticare. Cantare tra i vicoli stretti, Vico Storto Concordia, cantare in una città dove il canto è racconto.
È vita. La vita nel dopoguerra, storia che emerge dagli archivi del Tribunale dei Minori di Napoli e prende forma sulle pagine di un libro che ti cattura, ti trascina dentro, in quella trama, in quel cielo, in quel grigio, nel dolore, nell’urlo strozzato in gola, nella miseria, umana, nel riscatto, possibile.
Lei è Nina, la sua storia è rimasta celata, sepolta tra le macerie del terremoto dell’80, per poi venir fuori prepotente e dolce, reale come il la di un diapason, e su quella nota si accorda il racconto, riempie pentagrammi con i suoni delle parole che lette in silenzio risuonano ancor più nel cuore.
Nina. Vico Storto Concordia, 10 di Adelia Battista, Edizioni Libreria Dante & Descartes è un libro che tra i vicoli stretti si fa strada per restituire al lettore l’emozione di una bella voce che copre svelandoli con leggerezza anche gli incubi dell’esistenza.
“I sogni, pure quelli più brutti a un certo momento non fanno più male … Perché non fanno più paura. Fanno paura solo quelle cose che non si sanno. ‘A paura passa. Questa è ‘a cosa bella della vita”. Nina supererà così i suoi brutti sogni, le violenze dell’infanzia, la perdita della madre e sceglierà la strada di casa, della nonna Rosa.
Nina “aveva gli occhi verdi come due mandorle acerbe e quando muoveva la testa i riccioli neri le cadevano sulla fronte”ed aveva un desiderio: “Io sono nata per cantare!”.