Claude Monet ne ha immortalati diverse sulle sue tele, cogliendone furia e intensità. Ha dipinto onde spumeggianti dai colori scuri e profondi.
Il mare in tempesta affascina l’osservatore errante e incanta poeti e pittori. “I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra” scriveva Vincent Van Gogh, ben conoscendo l’animo di chi il mare sfida per un buon pescato.
Si potrebbero passare ore ad osservare spinte e risacche, calcolando tempi e profondità, cercando segreti da scoprire, misteri da risolvere. “Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito delle sue onde” componeva in versi Charles Baudelaire.
“Il mare è lì, magnifico, imponente è superbo, con i suoi rumori ostinati. È una voce imperiosa e terribile, che fa strane proposte. Le voci di un infinito sono davanti a te. Niente della vita umana”, osservava Eugène Delacroix.
Il mare, impetuoso, prepotente, selvaggio, indomabile, tumultuoso, maestoso, immenso, sconosciuto, democratico, rivoluzionario. Mare per tutti, perché “la passione dell’uomo per il mare è esente da egoismi. Egli non può coltivarlo, non può berne l’acqua, muore se vi affonda. Eppure lontano dal mare sente una parte della propria anima morire, dissolversi, come una medusa gettata a riva” è come dare torno a Karen Blixen.
Mare dove perdersi e ritrovarsi, calmarsi, riprendersi. “Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare lì annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso”, sosteneva Rainer Maria Rilke.
Un mare da vivere ogni giorno osservandolo solo per sentirsi vivi.