La granella di zucchero stride contro il palato sciogliendosi d’improvviso, dolce come l’alba di un mattino d’estate, noi stesi in riva al mare.
Tra le vetrine di una raffinata pasticceria, tra muffin e cornetti in un bar di una stazione di servizio, lei, la ciambella sa di avere un fascino irresistibile. Sarà per le linee curve che non conoscono spigoli e angoli, sarà per quel buco, interruzione puntuale e mai occasionale di un morso, sarà per quel gusto di fritto eccezionalmente squisito, ma la ciambella resta sogno e premio ambito per una felice e rassicurante golosa prima colazione. Annegarla in un cappuccino è lusso per pochi, avventori anonimi lontano da sguardi indiscreti e invidiosi.
Farina, zucchero, lievito, uova, latte e in alcuni casi polpa di patate e l’impasto è pronto. Poi basta aspettare tempi comodi per lievitazione. Infine piccoli dischi e piccoli fori e via per un bagno in olio bollente. Frittura che è doratura, è concedere morbidezza. Soffice bontà, unge lievemente le labbra e cancella il sapore di un tuo bacio, biscotto caldo appena sfornato.
Non tutte le ciambelle escono col buco, ma quelle che ci invitano sì. Semplici o ricoperte di cioccolato, granella di zucchero o decorazioni colorate, il loro potere seduttivo resta immutato. Nel locale che nel giallo di un’alba ha riconosciuto il colore di una difficile rinascita, assaporare una dolce ciambella è segno di solidale comprensione, è condivisione di verde speranza. Il rosso della nostra passione si accende nell’affondare un tenero morso. Ciambella, fritta, come i pomodori sulla copertina del tuo libro.