Perfette, ruvide, scure, orecchiette al grano arso, conquistano la vista con il loro colore scuro come a ricordare un fuoco di fascine di ulivo.
Mantengono il condimento sulla loro superficie e al loro interno, imprigionandolo in un abbraccio come un cappello a coprire e proteggere i capelli dal vento. Riempiono il piatto ti osservano mentre l’odore del ragù, pomodoro con basilico e cipolla, si espande nell’aria prima che arrivi la punta insistente del formaggio pecorino. Tra le orecchiette ben nascosta la braciola attende di essere svelata, intrigante ripieno in una morbida carne.
Non è festa tra le vie di Conversano, si seguono lungo le strade i profumi delle cucine dei locali affacciati sul corso. Il vociare delle persone copre i rintocchi dell’orologio ma non quello delle campane della vicina chiesa. Ottobre regala ancora serate in cui ci si può sedere fuori, anche ad una panchina, con un piatto caldo tra le mani. Le orecchiette sono lì, scure, decise a conquistare il più esigente dei palati. Aspettano che la forchetta le infilzi per poi portarle in bocca a sollecitare le papille gustative, attivare ricordi, fermare istanti. Quanta passione in un semplice piatto caldo da gustare in compagnia sotto il cielo stellato mentre un gatto si avvicina lentamente attirato dal profumo e spera che un’orecchietta sfugga alla forchetta trascinandosi in terrà fino a lui.
Una dopo l’altra ed infine la braciola, un pasto completo rinchiuso in un piccolo contenitore. C’è sapienza e maestria, passione ed impegno, c’è il tempo dell’attesa e il piacere della scoperta. Nella genuinità delle piccole orecchiette il piacere unico di un sapore antico.