Sull’acqua risiede in tutta la sua bellezza il teatro Margherita a Bari, al suo interno una mostra fotografica che indaga il volto della città.
È l’ultimo giorno utile per visitare la mostra, nell’ultimo giorno della prima edizione della biennale BiArch, Bari International Archifestival. Una rassegna che ha coinvolto l’intera città, il centro e le periferie, le piazze e i teatri, le strade e gli spazi privati. Una dimensione nuova, aperta, corale, fuori dagli schemi, per un festival che ha ospitato più di 40 iniziative tra mostre, conferenze, workshop, perfomance, installazioni, lectio magistralis e 50 ospiti che hanno vissuto e fatto vivere Bari dal primo al 20 settembre.
Nel teatro sul mare Moderno desiderio. Fotografia immaginario popolare Terra di Bari 1945/2021. I lavori fotografici di tre generazioni raccontano la città, la sua evoluzione, dal secondo dopo-guerra, a quel che era ed è oggi.
“Il racconto si snoda in quattro soglie narrative e visive centrali che si susseguono in una progressione cronologica: Bari e il suo territorio nel secondo dopo-guerra. La fotografia antropologica e di denuncia nei lavori di Domenico Notarangelo e di Cecilia Mangini. Il boom economico e la febbre di modernità nell’immaginario collettivo: album di famiglia, documentari. Viaggio in Italia: la fotografia di Carlo Garzia. Il risveglio della post-modernità: lavori fotografici di Francesco Colella, Ilaria Ferrara, Teresa Giannico e Piero Percoco.”
E poi gli album di famiglia, porta di ingresso in un privato che è storia pubblica, rappresenta un cambiamento.
Le acrobazie su una motocicletta, un ragazzo con una pistola sul muretto di un lungomare, la neve inusuale, e tanti altri volti da scoprire, delle persone, degli angoli delle strade, dei palazzi di città. Una Bari che rivive nei fotogrammi e negli occhi di chi li osserva.
La prima edizione del BiArch è finita, si attende il ritorno, mentre il volto della città è pronto a cambiare.