Fa freddo, un gelido vento fa lacrimare gli occhi e secca labbra e mani. Freddo come solo in gennaio, come solo nei giorni della merla.
Fa freddo, gli uccellini cercano riparo nei tronchi bucati dal tempo. Il gatto di quartiere elegge domicilio accanto alla parete esterna di un camino, qualcuno ha lasciato per lui una cassetta di plastica ed un logoro maglione di lana sotto una pensilina.
Fa freddo e se non nevica piove, di un acqua fastidiosa, leggera, incessante, martellante. Fa freddo, lo senti per strada mentre ti affretti a salire in auto, lo senti ai piedi il gelo avanzare rapidamente verso le ginocchia. I capelli bagnati in un freddo mattino sono installazione artistica di stalattiti.
Fa freddo e lo sai. Ogni anno la stessa storia, che “se gennaio non è freddo, febbraio male pensa”. È inverno, finalmente. Temperature verso lo zero. Un cane si nasconde sotto la vasca in pietra della pubblica piazza.
Al caldo del riscaldamento a palla della tua auto ripensi al merlo, alla vecchia storia che ti raccontavano da bambina. I merli in principio erano bianchi ma un inverno nel mese di gennaio arrivarono tre giorni di freddo intenso. Il 28, 29 e 30 gennaio nevicò tanto da rendere impossibile ai merli recuperare del cibo da mangiare. La famiglia, madre piccoli e padre, trovarono riparo in un comignolo dal fumo nero. Passati tre giorni e tornato il sole poterono uscire alla luce ma il loro piumaggio aveva perso il candore e da allora i merli sono neri.
Fiaba, leggenda, tante le versioni. Qui in questo freddo il bianco che vorrei è il colore del tuo piumino sotto il quale mi riparerei.