Il Festival de La Notte della Taranta non ci sarà. Lo annuncia la Fondazione con un post sui canali social, il concertone sarà a porte chiuse.
“Una decisione difficile e sofferta per chi, come la Fondazione, in questi mesi di emergenza Covid non si è mai fermata ed ha programmato un Festival di grande valore culturale, in estrema sicurezza e ricco di appuntamenti come ogni anno.
Questa decisione va incontro alla sensibilità dei Cittadini e dei Sindaci della Grecìa Salentina”, si legge sul post e sul comunicato stampa della Fondazione Notte della Taranta.
Solo venerdì avevamo partecipato alla conferenza stampa di presentazione del festival, tutti con le nostre mascherine, le mani cariche di gel igienizzante.
Eravamo sicuri che la certezza della responsabilità non si sarebbe arresa alla paura.
Ci sbagliavamo. Nelle terre arse dal sole, dove gli ulivi sono alberi morti da sradicare e vendere come legna da ardere, dove il turismo è volano di sviluppo, qui volano i corvi. Quelli della desertificazione, quelli dell’uccisione, quelli dell’abbandono. Volano i corvi sulle piangerie e le lamentele del giorno dopo.
Un anno difficile il 2020, i comuni hanno sofferto, anche in questo lembo d’Italia, dove, possiamo affermarlo senza il timore di essere smentiti, qui più che altrove, la rete familiare garantisce la sopravvivenza. No, non quella al Covid, che questa dovrebbe garantirla il sistema sanitario.
Nei paesi della Grecìa salentina e negli altri che ospitavano le tappe del Festival si è preferito adottare un criterio prudenziale. Si farà lo stesso sulle coste? Nelle spiagge affollate?
In questa estate anomala, la musica popolare risuonerà nelle piccole corti, negli atri, che ognuno conserva nel suo cuore.
Non ci resta che leggere un libro, possibile, quello sì che non ha paura.