Cammino per le strade di Puglia con il naso all’insù per cercarli. Dal tradizionale giallo con le foglie verdi alle mille varianti cromatiche.
Azzurro come il cielo, rosso come il ragù che profuma le domeniche, bianco come la spuma delle onde.
Quel bocciolo di fiore circondato da quattro foglie di acanto, che porta fortuna, prosperità, felicità e per alcuni ha addirittura il potere di portar via il male. È il pumo pugliese, il “frutto” che richiama, come quasi tutto una antica dea romana, Pomona. E se l’insieme è una dea, le foglie erano una ninfa, tramutata in fiore da Apollo.
Lo trovi sulle terrazze, sui balconi, sulle colonne. E’ ovunque e non più solo nei giardini delle case delle famiglie benestanti, simbolo di casata. Il pumo, sempre in coppia, era ai lati del letto matrimoniale di ogni giovane coppia. Auspicio di molti figli a venire. Che la prosperità non è solo ricchezza.
E se il primo nasce a Grottaglie, che già nel Medioevo aveva i suoi “Cammenn’ri”, tra le rocce degli antichi ipogei dove laboratori e botteghe dei ceramisti davano vita alla robba gialla, verde, rossa, bianca, rustica e all’arte capasonara, oggi il pumo è ovunque.
Lo vedo a Cisternino, tra le viuzze, sui balconi. Grandi e lucidi con quella punta che indica il cielo. Piccoli da tenerli in mano, frutti di una rinascita a primavera. Lo compro verde e anche azzurro, come il mare quando si tinge con i colori di una tavolozza d’artista.
Sarà felicità anche solo a vederlo, quel frutto con quelle foglie ai lati di un fiore di carta rigido, dentato/i petali di fini aghi, che snello/sorgi dal cespo, come un serpe alato.