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Andy Warhol l’alchimista degli anni ‘60

Andy Warhol l’alchimista degli anni ‘60

Mostra diffusa tra Martina Franca, Mesagne ed Ostuni

Il nuovo corso della cultura pugliese vuole che le mostre siano diffuse, che il visitatore si sposti in più luoghi e comuni. Ultima in ordine di tempo di queste mostre diffuse è “Andy Warhol, l’alchimista degli anni Sessanta”, aperta sino al 9 dicembre. Tre sedi, il palazzo Ducale di Martina Franca, il Castello Normanno Svevo di Mesagne e Palazzo Tanzarella di Ostuni, un unico biglietto. Certo, bisognerà fare il pieno alla vettura prima di spostarsi, perché ai visitatori toccherà percorrere 24 chilometri da Martina Franca a Ostuni e altri 30 per arrivare a Mesagne, ma le nuove vie della promozione turistica regionale sono queste e dopotutto Andy Warhol val bene un viaggetto. L’artista statunitense per eccellenza, l’uomo che ha portato la pop art nell’Olimpo dell’arte moderna. L’uomo che replicando una scatola di passata di pomodori ha conquistato il mondo. “Spendere è molto più americano che pensare” diceva Warhol, figlio di immigrati slovacchi, e così dava loro la massima espressione della commercializzazione. I suoi quadri serigrafati replicavano la Coca-Cola, la frutta Del Monte, i detersivi Brillo, gli stereotipi più spinti della cultura di massa americana. L’ispirazione era praticamente ovunque ed ergeva allo status di opera d’arte una scatola così come Marilyn Monroe e Elizabeth Taylor. Tutti volevano essere ritratti dal patron della Factory, anche gli italianissimi Gianni Agnelli e Marella Caracciolo. Di quel vortice che è stata la sua vita disse “ignoro dove l’artificiale finisce e comincia il reale”. Warhol dai colori sgargianti, il profeta che predisse i 15 minuti di notorietà che oggi viviamo con i social. I critici lo definivano “il vuoto”, lui ci scherzava su confermando di non avere nulla di particolare in sé, salvo poi dire più di trent’anni fa “le masse vogliono apparire anticonformiste, così questo significa che l’anticonformismo deve essere prodotto per le masse”. Chapeau.

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