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Sulla strada dei tulipani

Sulla strada dei tulipani

Vagare tra i campi e poi d’improvviso ritrovarsi fra milioni di tulipani, distese curvilinee nelle quali perdersi nel primo giorno di primavera.

Ripensare alla vita e alla poesia. Ed eccoli avanzare nei meandri della memoria, farsi strada e giungere infine chiara e precisa, i versi di Sylvia Plath “I tulipani sono troppo eccitabili, qui è inverno./ Guarda com’è tutto bianco, quieto, coperto di neve. … Mi hanno sistemato la testa fra il cuscino e il risvolto del lenzuolo Come un occhio fra due palpebre bianche che non vogliono chiudersi…Ho lasciato scivolar via le cose, cargo di trent’anni/ ostinatamente aggrappata al mio nome e al mio indirizzo./ Con l’ovatta mi hanno ripulito dei miei legami affettivi…Io non volevo fiori, volevo solamente/ giacere con le palme arrovesciate ed essere vuota, vuota./ Sono troppo rossi anzitutto, questi tulipani, mi fanno male./ Li sentivo respirare già attraverso la carta, un respiro/ sommesso, attraverso le fasce bianche, come un neonato spaventoso./ Prima del loro arrivo l’aria era calma,/ andava e veniva, un respiro dopo l’altro, senza dar fastidio./ Poi i tulipani l’hanno riempita come un frastuono”. I versi si susseguono, avanzano, altre strofe si perdono tra le anestesie.

Le distese curvilinee parlano al vento, emettono uno strano suono come un fruscio, come un respiro che parte dal sottosuolo e raggiunge nuovi spazi. Colorano memorie altrimenti grigie. I tulipani ondeggiano all’unisono, interpretano una melodia e in una giornata di primavere l’inverno è solo un ricordo.

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