Il rosa, fino ad un certo punto della mia vita, era semplicemente un colore che, tutto sommato, mi è sempre piaciuto.
Non avrei immaginato che sarebbe diventato un identificativo o meglio un “messaggio”, ma non è di questo che voglio parlare. Mi piace pensare alla vita come ad una serie televisiva fatta di stagioni ognuna delle quali composta da un certo numero di episodi. Ed, a volte, mi ritrovo a pensare anzi a chiedermi: ma in quale stagione è accaduto?
Ebbene sembra un secolo fa…Okkyblu vendeva di tutto per beneficenza ed io sistematicamente compravo di tutto: anche cose dal reale valore economico davvero irrisorio pagandole minimo cinque volte in più. «Quel quaderno rosa l’hai fatto tu? » – «E certo! » – «Ok prendo anche quello». Il quaderno rosa è così diventato itinerante: da casa di okkyblu a casa mia. Dal salone alla cucina (ma se ci scrivo sopra le ricette potrebbe sporcarsi). Dalla cucina alla camera da letto (sul comodino in attesa di diventare un diario segreto…seee…a quasi 60 anni!). Dalla camera da letto alla stanzetta di mia figlia, diventata il mio quartier generale (annoterò dei propositi, degli obiettivi. Mai fatto!). Dalla stanzetta è ritornato nel salone (sarà l’ideale per annotare appunti, descrizioni, spiegazioni dei miei tanti progetti di uncinetto, lavoro a maglia, cucito… ecco…abbandonati entrambi per tanto tempo, progetti e quaderno.
Infine l’ho riposto gelosamente ed a pensarci bene è diventato un ricordo. Stamattina appena sveglia l’ho cercato e trovato! All’interno tutti i bigliettini di auguri ricevuti per il mio 60° compleanno: quante belle parole, bei gesti, belle persone soprattutto; la ricchezza più grande è l’amicizia ed io sono orgogliosamente ricchissima, ma non è di questo che voglio parlare.
Le pagine del quaderno rosa, rimaste candide e inutilizzate custodiscono solo un appunto: “la vita riprende da un dono”. Ecco, finalmente, questo quaderno potrà avere un senso e raccogliere le mie domande, i miei dubbi, i miei pensieri, le mie curiosità.
Per esempio: da qualche giorno il prefisso ri mi perseguita: ricominciare, rifare, riflettere, riorganizzare, riprendere, rielaborare, rivedere. Ognuna di queste parole andrebbe analizzata e capita nel momento e nel contesto in cui mi viene in mente o la leggo casualmente ma soprattutto andrebbe trasformata: non più una semplice parola ma un’idea da concretizzare, uno scopo, un traguardo, un’aspirazione, un pensiero felice.
Adesso voglio capire l’etimologia della parola ricordo. Tratto da un vecchio dizionario della lingua italiana: dal latino re-indietro, cor-cuore. Richiamare nel cuore, che meraviglia! Far tornare in cuore significa un po’ far rivivere un luogo, una persona. Più ci penso e più mi tornano al cuore luoghi e persone, non saprei cosa scegliere anche perché non tutte sono esperienze piacevoli. Però se abbino ricordo e ridere il gioco è fatto.
Luogo: la cucina di okkyblu Ti avevo chiamata all’ultimo minuto (in modo che non potessi inventarti scuse), pur di trascorrere un po’ di tempo con te e soprattutto per riuscire a “distrarti “ avrei fatto qualunque cosa. «Ehi a te! Stasera si fa la polenta» - «Tu sei tutta matta» - «Tranquilla porto tutto io». Quanto abbiamo riso perché non avevi nemmeno una pentola adatta, ma con determinazione di entrambe polenta fu!
Luogo: piazzetta degli artisti, Montmartre, Parigi. Eccoci amoremio, seduti su quella panchina, non so per quanto tempo ci siamo rimasti, ci guardavamo intorno stupiti da tutta quella gente: un tripudio di energia e colori e voci stravaganti. Noi, al contrario, volevamo starcene lì, in assoluto relax, a goderci fino all’ultimo minuto quell’indimenticabile week end, come se stessimo, comodamente, seduti su di una poltrona di un vecchio cinema a guardare il film più bello di sempre. L’atmosfera magica fu bruscamente interrotta dal tuo spoetizzante «ma iosc’ non s’ mang’? » Mangiare, un chiodo fisso! E baghette fu!
Allora ciao quaderno rosa, ormai ti ho ritrovato. Alla prossima!