In un pomeriggio di febbraio, quando fuori fa freddo e si è in casa a scrivere, studiare, sognare, arriva una notizia che sospende il pensare.
Sgomento, tristezza, senso di vuoto, inesorabile solitudine, come se la speranza legata ad un filo fosse volata via. Sentirsi abbandonati nell’incertezza del futuro, perché manca la luce. Il faro che ha illuminato un percorso di guarigione ora è spento e sui giorni cala un interminabile buio, quello che si insinua nell’anima e non lascia spazio a visioni positive.
(La scia di pensieri che affollavano la sua mente era ben visibile quando entrava in una stanza. Delicato come chi conosce l’impalpabile consistenza della materia e ne segue le indicazioni. Visionario pensiero positivo, ricerca e dedizione, assoluta fiducia nella scienza e nel progresso.)
Sentirsi abbandonati e poi ritrovarsi nella comune visione, nel comune sentire, bastano poche parole per restare ormeggiati in un porto sicuro. Sembra quasi impossibile scoprire in altri le proprie parole, eccole si ripetono, invadono gli spazi comunicativi dei social diventano trend e allora la certezza della grandezza e della straordinarietà diviene reale, tangibile seppure immateriale.
La luce una limpida verità incontestabile, come lettere di fuoco. E così si va avanti lungo la strada tracciata. Così si va avanti nel buio con le lettere di fuoco lasciate lungo la via, quella scia di pensieri torna, si concretizza, ridona spazio e tempo.