La figlia Viviana “manca ultimo tassello di verità”
Renata Fonte è stata uccisa il 31 marzo 1984 sotto casa. Le hanno sparato, alle spalle. Ha pagato con la vita la difesa di un territorio dalle speculazioni, Porto Selvaggio, marina di Nardò.
La mostra “I luoghi di Renata”, viaggio fotografico curato da Paolo Laku con la ricerca giornalistica di Gabriella Della Monaca che esplora la natura e l’intima solitudine di Renata Fonte e realizzata nell’ambito del Festival la Notte della Taranta 2018 dedicato al paesaggio, fa tappa dal 5 al 19 maggio a Martano. L’allestimento trova casa nell’aula consiliare del comune in provincia di Lecce. Una scelta quella del sindaco di Martano, Fabio Tarantino e dell’assessore alle Pari Opportunità Giulia Durante, che riporta Renata in un’aula consiliare che per lei, assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune neretino, è stato luogo di impegno e lotta.
Renata, non ha visto crescere le sue due figlie oggi impegnate nella ricerca dell’ultimo tassello su una verità scomoda a molti. Viviana Matrangolo ogni giorno combatte affinché la ricerca della verità non si esaurisca e si riconosca l’ultimo tassello fondamentale
Renata Fonte è il nome di una donna che ha lottato, anche in solitudine, per l’affermazione di ciò in cui credeva.
La sequenza di immagini di Paolo Laku restituisce lo sguardo di Renata, attraverso la testimonianza delle figlie Sabrina e Viviana, sui luoghi che hanno determinato le sue scelte di vita. Da Fiumefreddo di Sicilia dove Renata aspettava il ritorno a Nardò, a piazza Salandra, al teatro comunale del comune neretino.
Nella mostra anche documenti, telegrammi, lettere di studenti, disegni di bambini che nel 1978 si mobilitarono per salvare Porto Selvaggio.