La sua luce, i suoi segnali, sono ben visibili dai palazzi della città, basta un varco tra le costruzioni e lui saluta i quartieri periferici.
Bianco, alto, imponente, identifica Bari e il suo approdo, connette mare e terra, comunica certezze, rassicura, incute serenità. Il faro di San Cataldo, i segni della salsedine sulle pareti esterne, sorveglia il suo quartiere, guarda i bambini giocare e crescere, attirando su di se sguardi divertiti. Di proprietà della Marina Militare, ospita da pochi giorni, nelle sale del piano terra, il museo della radio e quello dei fari e delle torri costiere. Il 3 agosto del 1904 Guglielmo Marconi inviò il primo messaggio internazionale commerciale in Montenegro servendosi di antenne rudimentali, fatte installare una proprio a poca distanza dal faro e l’altra sulla sponda opposta dell’Adriatico, e grazie al codice Morse elaborato dal rocchetto di Ruhm-korff, presente nel museo ed appartenente alla collezione privata di Alberto Chiantera.
Un video racconto dei fari e delle torri costiere di Puglia accoglie il visitatore, poi la stanza dedicata alla storia della radio ed un’altra dedicata alla prima trasmissione radio e a Guglielmo Marconi. Un museo che proietta il passato nel futuro, racconta una piccola grande storia di Bari, parla di idee geniali e di imprenditorialità, di vedette e sistemi di difesa. Dinanzi al faro l’infinito, il mare, i popoli, le vicinanze.
Il faro di San Cataldo, scruta l’orizzonte, sa che i naviganti lo saluteranno, e tutto è una poesia, una visione, come quella di un sindaco che ama la sua città.