Lame d’acciaio attraversano il volto, le mani non sopportano più oltre, il cuore sarà caldo, forse, ma loro dolenti cercano conforto.
Continua a camminare nel gelido inverno, quando ogni muscolo si tende e contorce. “Nel mezzo di un gelido inverno/ Il vento gelato portava lamenti,/ La terra era dura come il ferro,/ L'acqua come una pietra;/ La neve era caduta,/ Neve su neve,/ Nel mezzo di un gelido inverno, Molto tempo fa” lo invocava Christina Rossetti presa da un ineffabile istinto di immergersi in quel manto di freddo e candore. Assenza di colore, di emozioni che solo l’amore può risvegliare e nel contrasto tra l’immutabile scenario di quiete e gelo e il moto interiore reso tumulto da uno spirito indomito si innalza l’inno poetico di Pablo Neruda “Vorrei baciarti in una di queste sere d’inverno,/ quando il sole scolora nel grigio e nel freddo;/ quando sarà più facile/ trovare, insieme, /l’alba dentro l’imbrunire”. Ci vorrebbe un maestro per impararlo e un cantautore per farlo risuonare nel vento. Trovare l’alba dentro l’imbrunire. E rinasceremo, rifioriremo, come fosse un giorno di festa.
E il vento arriva in raffiche inarrestabili, arriva come fosse un plotone di esecuzione e chi rimarrà in piedi? chi saprà non cadere sotto i colpi del destino? Chi, come Albert Camus ha scoperto in sé qualcosa di più forte “nel bel mezzo dell’inverno, /ho scoperto che vi era in me/ un’invincibile estate./ E che ciò mi rende felice./ Perché afferma che non importa/ quanto duramente il mondo/ vada contro di me,/ in me c’è qualcosa di più forte,/ qualcosa di migliore/ che mi spinge subito indietro”. E con le mani rotte dal freddo, il corpo che trema senza tregua, sorrido per la mia invincibile estate che splende oggi più forte che mai.