Come una luce, una via, da seguire. È tredici dicembre, santa Lucia. Dinanzi la chiesa dal tetto ligneo nella periferia di Lecce le luminarie.
Festa di quartiere, festa di comunità, nessun falò qui, il fuoco in altri paesi come a Corato e il suo Jò a jò rito pagano per l’arrivo del sole e del buon raccolto.
Dodici i falò a Putignano, a Terlizzi uno solo, grande, che bruci nella sera della vigilia “luce degli occhi”, ancora lei Lucia, via, guida. “Venne una donna e disse: I’son Lucia/ lasciatemi pigliar costui che dorme; / sì l’agevolerò per la sua via”, lei Lucia nel Purgatorio di Dante soccorre il poeta mostrando la soglia. Lucia, santa, che la si ritrova all’inferno e anche in paradiso, guida nella Divina Commedia.
Tredici dicembre santa Lucia, a Molfetta è lei che porta i doni ai bambini, se sono stati buoni. Le bancarelle della festa, dolci da condividere, giochi di un passato non troppo lontano. Nell’alba la cenere ancora calda, la luce quella del sole ad est, un tempo la festa nel giorno del solstizio di inverno, e gli angoli che si illuminano lentamente. Santa Lucia, gli occhi in un piatto nella iconografia, protettrice degli occhi e dei non vedenti, lei una fede ferrea, attende le richieste di grazia, ascolta le preghiere dei fedeli.
Luce nel nome, Lucia, e il giorno avanza, il fuoco del falò un ricordo, momento condiviso intorno alla fiamma che brucia, le persone tornate ad incontrarsi dopo aver visto il buio. Tempo di ricominciare, sperare, con sguardo nuovo, con luce intensa.