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La letteratura è il posto in cui mi sento libera

La letteratura è il posto in cui mi sento libera

Le trame sono dei pretesti. Pretesti per cosa? Per scrivere ciò che si pensa, per mettere su carta i pensieri che affollano la mente.

Sotto i fari accesi di un bianco accecante, Valeria Parrella sorride al pubblico in piazza San Benedetto a Polignano. Il Libro Possibile è ritrovo consuetudinario per chi ama ascoltare scrittrici e scrittori. Nel tempo compresso di 30 minuti non è semplice spiegare come nasce un libro, come sia arrivato al destinatario, cosa sia scrivere. Per lei, per Valeria Parrella, lo è, semplice come sorridere ad un pubblico che non si riesce a guardare negli occhi. Il bianco acceca. Lo sfondo blu è il mare, di Napoli con il suo Monte che monte non è. 

Nella piazza silenziosa l’autrice campana regala qualcosa di sé, del tempo che scorre, della pandemia che ha colpito anche lei, del cambiamento. Anche nella scrittura, non più racconti brevi, ma un romanzo, una storia del passato che è anche presente. “Meglio rischiare che ripetersi”, meglio seguire l’esigenza di cambiare e poi “le trame sono pretesti”, lascia scivolare l’inciso, con assoluta disinvoltura tra “la letteratura era il posto in cui mi rifugiavo” e “la letteratura è il posto in cui mi sento libera”. Il suo è un discorrere lieve sul tempo lento necessario per tornare a studiare, trovare le risposte per poter scrivere un nuovo libro che non sia un oggetto, un bene di consumo immediato, dettato da esigenze editoriali.

Il tempo scorre veloce, l’ospite successivo è già pronto. Peccato, si potrebbe restare ore ad ascoltare Valeria Parrella e la sua lucida analisi del reale.

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