Tra i vicoli di un borgo antico, su uno sfondo di pietre con l’intemperanza del cappero che fiorisce nei vuoti, 15 istanti di umanità sospesa.
Quindici scatti di guerra, dalla Siria alla Palestina, dall’America centrale alle rotte del Mediterraneo sino all’Africa Subsahariana e naturalmente l’Ucraina, ultima tappa del fotoreporter Fabio Bucciarelli.
Torinese di nascita, a trent’anni vola in Libano per testimoniare la guerra civile e la morte del dittatore Gheddafi, torna in Italia tra i cumuli di quel che resta dopo il terremoto in Abruzzo, riparte per testimoniare la Primavera araba. Con il suo reportage da Aleppo, vince la Robert Capa Gold Metal e per due volte il World Press Photo. Alla vita dei rifugiati di tutto il mondo dedica un libro, inserito nel 2016 da Time tra i migliori fotolibri dell’anno.
Per i prossimi sei mesi, sino al 31 ottobre, 15 immagini di Bucciarelli saranno visibili a Conversano, tra vicoli e piazze.
Ogni immagine racconta storia fatta di dolore, disumanità, terrore e violenza, ma al tempo stesso di resistenza e amore. Quindici fotografie in bianco e nero, volutamente installate a cielo aperto, perché l’arte torni ad essere di tutti e per tutti.
Indifferenze è un progetto della fondazione di comunità D’Arti che si snoderà nell’arco di tre anni. Ogni anno un messaggio diverso, un fotografo diverso. La scelta del nome è un chiaro riferimento al discorso della senatrice a vita Liliana Segre, “L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice, complice dei misfatti peggiori”.
Banale come il male è l’occhio distratto che non vede, che va oltre, che non presta attenzione. Indifferenze con le sue immagini grandi quanto una parete sfida i passanti a non prestare attenzione, a non soffermarsi e riflettere, anche solo per una manciata di secondi. Sfida l’indifferenza a compiere l’impossibile.