I rami protesi verso il cielo, piccole gemme aspettano il sole quando il vento è una lama tagliente fredda come una lastra di ghiaccio.
Il fico solitario sugli scogli si affaccia sul mare, scruta l’orizzonte con lo sguardo perplesso di chi cerca un segnale di pace. Non riceve risposte, il sole distante illumina acque dorandole. Sotto la superficie trasparente una palamita colora le sue pinne. Le gemme sui rami non temono il gelo della notte saranno frutti nei giorni di giugno, quando l’estate tornerà a colmare le attese e soddisfare giustificate pretese di caldo inaspettato.
L’albero spoglio, privo di foglie, aspetta che arrivi il tempo di coprirsi per regalare ombra agli uccellini che ora cercano rocce bianche dalle quali trarre calore. Non conta i giorni, il fico sa che tutto può accadere in qualsiasi momento, l’accendersi di un fuoco o di un conflitto che cambi geografie geometriche che non rispettino perimetri. Lui guarda oltre la linea blu che unisce mare e cielo, guarda oltre i Balcani, guarda ancora più a est, l’alba di ogni mattina sussurra che è un nuovo giorno che si ha il privilegio di vivere.
Il drappo di una bandiera della pace volato via da una mano inesperta scivola sull’acqua lì dove il sole colora di giallo una striscia di mare alternandola all’azzurro. È questo il segnale atteso? Come un sospiro del cuore che allieta lo spirito, il vento foriero di buone notizie non tarderà ad arrivare. Il fico sorride carezzato dalla tramontana, nell’aurora di verde speranza.