Lei ha gli occhi chiusi e il volto inclinato. Lui la bacia sulla guancia prendendole il viso tra le mani.
Entrambi sono inginocchiati su un prato fiorito. Intorno a loro una distesa di oro.
In quella tela di 180x180 cm c’è tutto l’erotismo del primo Novecento. Argento e foglie d’oro ad amplificare il lussureggiante abbraccio tra i due amanti. Non furono mai marito e moglie, puerile ed inutile legame per lui, ma si amarono per tutta la vita, nonostante la continua ricerca dell’artista di donne nuove da possedere. Uomo insaziabile anche se di sé disse “Non c’è nulla di così speciale da vedere quando mi si guarda. Sono un pittore che dipinge giorno dopo giorno, dalla mattina alla sera: immagini, figure e paesaggi, più raramente ritratti”.
Quest’uomo senza alcuna presunta vanità estetica era Gustav Klimt, lei era Emilie Floge celebre stilista della boutique di alta moda Schwestern Floge di Vienna.
La donna dipinta ne Il Bacio è lei e fu proprio grazie a quel quadro che l’artista Viennese raggiunse l’apice della sua Epoca d’oro. Con in testa le reminiscenze d’infanzia quando vedeva il padre orafo maneggiare il prezioso metallo Klimt nel 1903 andò a Ravenna per ammirare i mosaici bizantini. Ne fu estasiato al punto da voler ricreare quello splendore di oro e luce.
Lui maniaco dei particolari ci impiegò due anni a dipingerlo. Fu esposto per la prima volta nel 1908 alla mostra d’arte Kunstschau e il ministero per averlo sborsò 25mila corone.
L’idea dell’abbraccio, di quella unione tra uomo e donna, fu per lui un tema ricorrente ma solo ne Il Bacio raggiunge il punto più alto di estasi, caos e turbamento. Dipinse spesso donne che aveva amato, tra le tante Adele Bloch-Bauer, ma fu solo da Emilie che tornò per tutta la vita. Dipinse il suo capolavoro in un periodo della sua vita in cui si sentiva “nervoso, vecchio e stupido”.
Difficile immaginarlo di una persona che di sé disse “esistono solo due pittori Velazquez e io”.
Nulla di quel malumore traspare dal quadro se non una certa inquietudine, per una donna che fra tante amò solo platonicamente. Ma quel volto, quel abbandonarsi tra le sue mani, rimase in lui per tutta la vita e quando nel febbraio del 1918 stava esalando i suoi ultimi respiri disse solo due parole “portatemi Emilie”.