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Da Trevi a Trevis, di arte in arte, di desiderio in desiderio

Da Trevi a Trevis, di arte in arte, di desiderio in desiderio

Leggenda vuole che chi getta in acqua, dando le spalle alla Fontana di Trevi, una monetina, certamente a Roma ritornerà. E che lancio sia.

 In fondo tutte queste belle monete saranno raccolte e devolute alla Caritas, meglio quindi ascoltare la leggenda, e confidare in un sicuro ritorno nella città eterna. Non c’è Anita Ekberg  che chiama il suo Marcello, ma numerosi turisti intenti a farsi dei selfie, che la Fontana di Trevi  è tappa d’obbligo per ogni visitatore, di notte mojito in mano, tutti a contemplare bellezza e a farsi cullare dal suono dell’acqua.

Lunga e travagliata la sua costruzione, fontana terminale dell’acquedotto Vergine, venne prima restaurata da Giacomo Della Porta nel 1570, poi tra il 1623 e il 1644, papa Urbano VIII affidò la costruzione di una fontana grandiosa a Bernini, costi elevatissimi e l’abbattimento di un monumento antico fermarono i lavori. Tra il 1730 e il 1740 anche papa Clemente XII espresse il desiderio di vedere una fontana monumentale e i lavori nel 1735 furono affidati a Nicola Salvi. Né lui né il papa videro la fontana finita che venne portata a termine da Pietro Bracci. L’inaugurazione della Fontana di Trevi avvenne il 22 maggio  del 1762 con papa Clemente XIII.

Magnifica e imponente con Oceano a capeggiare, la Fontana di Trevi conserva la sua magia, la sua bellezza, il bianco marmoreo da contrapporre al nero del catrame e dei sanpietrini. È rassicurante sentire l’acqua sgorgare e diffondersi nella vasca, senza fine, senza soluzione, eterna bellezza, questa sì. Le monetine sul fondo, desideri di ritorno, che al turista Roma non basta mai. E neanche agli artisti.

Di Namsal Siedlecki è l’opera, in mostra al MAXXI Museo nazionale delle Arti del ventunesimo secolo, Trevis,  ispirata alla celebre fontana, una vasca galvanica dove vengono dissolte monete e medaglie provenienti dalle acque del monumento e che la Caritas non riesce a tramutare in denaro. “Questo tesoro di desideri sospesi si deposita lentamente su una copia in cera della scultura di un viandante, un ex voto proveniente dalla città francese di Clermont-Ferrand”, e danno vita all’opera Viandante. Passato e presente, riti e leggende, si intersecano in un flusso di creatività. Da Bernini a noi, dal bianco del marmo al rame delle monete. Di arte in arte.

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