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Ambarabacicicocò, una libraia magica

Ambarabacicicocò, una libraia magica

Oggi vi raccontiamo una favola d’amore tra Giada piccola libraria indipendente e i suoi libri. Un amore che incomincia ogni mattina

quando mette la chiave nella toppa della porta di Ambarabacicicocò, Le tre civette non sono sul comò ma sull’insegna, realizzata dalle sapienti mani del padre che nasce insegnante ma si trasforma per amore della figlia in artista e ricrea la magia di quando Giada era piccola e lui le suonava e cantava la sua filastrocca preferita.

Le chiavi girano “e sento le farfalle nello stomaco”.

Quel volo di farfalle che lei ha cercato sin dai tempi dell’università quando decise di viaggiare per un anno in Europa alla scoperta delle librerie della Normandia, della Provenza, della Bretagna, della Scozia. Colpo di fulmine “ho visto che si poteva creare un universo anche in venti metri quadri. Piccole librerie che contenevano tantissime cose diverse, un mondo”.

Inizia così la favola di Giada Filannino, moderna Alice nel Paese delle meraviglie, libro che sente suo più di qualunque altro. “E’ il libro della mia storia, che è una storia di sogni, di immaginazione, di consapevolezze non tutte raggiunte e di incontri. E poi questo posto è animato da una grande forza immaginifica, il mio compagno direbbe che ho poco senso della realtà. Ma è proprio grazie a questo viaggio perenne sulle nuvole che io sono ancora qui. Io sono proprio Alice nel Paese delle meraviglie, perché i libri continuano a darmi messaggi, lezioni ed entusiasmo”.

Tutto il mondo, oggi, è roba dell'altro mondo! E pensare che fino a ieri le cose avevano un capo e una coda, dice Alice, e Giada lo pensa e ricrea il suo mondo di meraviglie in pochi metri quadrati dove un grande albero verde di legno svetta sin sul soffitto in pietra.

Per entrare nel suo paese incantato non bisogna cadere nella tana di un coniglio, ma aprire la porta dai profili gialli con le tre civette a far da guardia dall’alto.

La porta si apre e  “quando entro mi lascio alle spalle qualcosa che non mi piace più, entro in una dimensione in cui mi sento a casa, a mio agio e questo è solo perché qui dentro trovo ancora la chiave della felicità, perché per me i libri sono il viatico per essere felici. 

Non sono una nostalgica, ma credo che ci siano stati dei tempi migliori, non solo per la cultura. Le meraviglie fuori sono poche e faccio fatica a dirlo, non mi piace più vedere la gente completamente distratta, disinteressata, sempre di fretta”.

Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io disse il Cappellaio Matto, scommetto che non ci hai nemmeno parlato, col Tempo!

Giada sì ci ha parlato, è in buoni rapporti con lui e l’orologio fa quello che vuole lei, anche fermare il tempo quando si entra nella sua libreria. 

“Quando venite in libreria lasciate che il tempo fluisca senza mettervi ansia. I libri hanno bisogno di calma e di lentezza. La scelta del libro è un momento sacro che non vuole fretta. Poi la pancia ti guida. Basta prendere un libro in mano perché la scelta avvenga”.

Per un attimo credo di essere vittima di un incantesimo, un sortilegio, che ammanta i miei occhi di magia. Ma non sono l’unica, la pozione magica di Giada ha incantato tutti, anche quel gruppetto di cinque monelli che quasi vent’anni fa bussarono alla sua porta. 

“Ma noi possiamo giocare qui dentro?” chiesero i cinque bambini “Giocare no, però se volete possiamo raccontarci le storie”.

E così inizia una favola all’interno di un’altra favola.  

Su queste sedioline ci sedevamo in quattro o cinque e io mostravo loro queste meraviglie, loro avevano le unghie sporche, le ginocchia sbucciate ma non hanno mai smesso di venire qui dentro e io non dimenticherò mai come abbia allevato al bello e alla scoperta del bello questi cinque monelli. Hanno imparato a rispettare i libri, a sfogliarli, a posizionarli con cura. Anche a terra d’inverno abbiamo fatto queste riunioni, davanti ad un braciere ideale, per parlare di libri e la cosa più bella è stata quando uno di questi bimbi mi ha portato un sacchetto sbrindellato pieno di monete con il quale ha comprato il suo primo libro, il libro dei dinosauri. Ho fatto crescere questi bambini con l’idea che qualcosa potesse portare ad una evoluzione dell’anima, potesse portare ad un cambiamento, far credere ai bambini che ci sia una possibilità”.

Troppo bello per essere vero? No. 

Per un soffio non abbiamo incontrato Aldo, uno di quei bambini diventato grande, che ha aperto la porta gialla con le civette sull’insegna e ha detto “Ciao Giada volevo solo vederti e salutarti”.

Poi è andato via, fuori da Ambarabacicicoco la vita segue i suoi ritmi, ma un salto nel paese delle meraviglie di Giada continuano tutti a farlo, anche solo per far riprendere fiato al tempo.

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