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Voglio la vita intera

Voglio la vita intera

Dove nasce la poesia? A volte nasce nella solitudine di un ragazzino butterato che dall’età di 13 anni ha iniziato a bere.

Così tanto da procurarsi una sbronza lunga dieci anni. Nasce in una casa in cui un padre picchia il figlio di 6 anni con una cinghia da rasoio almeno tre volte a settimana, quasi fosse un rituale. Nasce dove nasce qualcosa di vero. Qualcosa o qualcuno che sia vita, nonostante tutto.

Nasce in Germania e approda in America con un nome diverso, per farsi accettare. Nasce quando un uomo, John Martin vende la sua collezione di opere prime per fondare una casa editrice e pubblicare i versi di un’unico uomo, molto underground, un po’ reietto, ma poeta. Decide di dargli cento dollari al mese per tutta la vita, lui in cambio doveva solo scrivere, libero dalle incombenze quotidiane.

La poesia nasce dalla penna di una persona che si è sempre sentita fuori posto “Brucia all'inferno/questa parte di me che non si trova bene in nessun posto/mentre le altre persone trovano cose/da fare/nel tempo che hanno/posti dove andare/insieme/cose da/dirsi./Io sto/bruciando all'inferno/da qualche parte nel nord del Messico./Qui i fiori non crescono./Non sono come/gli altri/gli altri sono come/gli altri./Si assomigliano tutti:/si riuniscano/si ritrovano/si accalcano/sono/allegri e soddisfatti/e io sto/bruciando all'inferno./Il mio cuore ha mille anni./Non sono come/gli altri./Morirei nei loro prati da picnic/soffocato dalle loro bandiere/indebolito dalle loro canzoni/non amato dai loro soldati/trafitto dal loro umorismo/assassinato dalle loro preoccupazioni./Non sono come/gli altri./Io sto/bruciando all'inferno./L'inferno di/me stesso.”

Un uomo capace di sentire e infondere la tenerezza, si la tenerezza “Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto:/sorridere e piangere,/rinascere e morire./Oppure fermarti a tremarci dentro, come fosse l’ultimo”.

Povero per quasi tutta la vita, si è fatto beffa di tanti, di chi per tutta la vita l’ha definito un vecchio sporcaccione. A 50 anni pubblicò le sue prime poesie, e così iniziarono a definirlo il poeta urbano.

Non ho smesso di pensarti,/vorrei tanto dirtelo./Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,/che mi manchi/e che ti penso./Ma non ti cerco./Non ti scrivo neppure ciao./Non so come stai./E mi manca saperlo./Hai progetti?/Hai sorriso oggi?/Cos’hai sognato?/Esci?/Dove vai?/Hai dei sogni?/Hai mangiato?/Mi piacerebbe riuscire a cercarti./Ma non ne ho la forza./E neanche tu ne hai./Ed allora restiamo ad aspettarci invano./E pensiamoci./E ricordami./E ricordati che ti penso,/che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,/che scrivo di te./E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse./Ed io ti penso/ma non ti cerco”.

Era un poeta, oh si, chi davvero l’ha letto non può dimenticare quelle perle che cadevano una dopo l’altra, disordinate, confuse e bellissime. Era un poeta perché in altro modo non so definire chi scrive  “Voglio la vita intera, il resto non mi interessa.” Charles Bukowski.

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