Non scrivere in forma poetica ripetevi, come se bastasse questo per tornare alla prosa. La poesia che non amavi tornava tra le tue pagine.
Poesia, per anni dimenticata, relegata in piccoli riquadri nelle libreria che frequentavi, quasi trasparente come se non esistesse. Eppure i poeti vedono ciò che agli altri resta celato, hanno uno sguardo diverso sulle cose del mondo. In un tramonto giallo arancio tra i rami secchi e spogli, sanno che per questi non è colpa di autunno e che non è altro continente, ma quella stessa terra verde di altre note poesie. I poeti pensatori, ironici, visionari. E una poetessa? Sussurrasti a fil di voce.
Risposi leggendoti la poesia I poeti di Annamaria Ferramosca. “Si alternano al caffè, si scambiano/ avventate visioni, moti lunari/ borborigmi, sillabe, silenzi/ un po’ ventriloqui – quel tanto/ che serve a digerire il mondo/ un po’ avventurieri – quel tanto/ che serve a non temere/ incontri imprevedibili/– Scusami, ero distratto –/ dicono spesso, ma senza/ convinzione. In quell’istante/ lo sguardo catturava fantasmi/ la lieve densità che rimane/ dietro cellule e pietre/ Il tormento –abbiate comprensione – / è afferrare i brani, separare/ intraducibili note di silenzio/ dai rumori terragni, attendere/ che in alto appaia la fune scintillante/ col trapezista assorto, che governa/ insieme volo ed equilibrio, indica/ l’esattezza del tempo/ –Abbiate comprensione – brulica/ di invisibili segni / il silenzio”.
Contrariata dal persistere dell’arrovellarsi intorno all’argomento poesia e poeti, piccata prendesti un libro dal comodino, Petrolio di Pier Paolo Pasolini. Iniziasti a leggerlo a voce alta come fosse un trattato di letteratura. Ben presto sulla fronte due linee corte, verticali e parallele tra le arcate sopraccigliari, uno strano turbamento, un moto quasi di disgusto. Questa è un’altra storia chiosasti, richiudendo il libro con un abile gesto.