Una striscia di sabbia, il Golfo del Bengala. Spiaggia e acqua, ricordi e realtà, riflessioni e attualità. Istantanee, la società negli anni.
Ismail Ferdous è un fotografo del Bangladesh, a Cox’s Bazar Beach ha trascorso da bambino le vacanze con la sua famiglia. In quella striscia di sabbia, chiara, lunga, immensa, è luogo di incontro. Milioni di bengalesi vi si riversano dai distretti lontani, Ismail Ferdous per quattro anni ha fotografato il luogo dei suoi ricordi e i cambiamenti intercorsi per il suo progetto Sea beach. Nell’immobilità delle fotografie la vitalità della cultura balneare del Bangladesh, le coppie sotto l’ombrellone, le sculture di sabbia, i favolosi venditori di dolciumi, i turisti.
Cox’s Bazar ha una sua personalità, delle caratteristiche che la rendono unica, si intersecano religioni e dialetti, classi sociali. Una lunga distesa di sabbia, e i segni tangibili del cambiamento climatico. Non solo, Ferdous ha documentato anche la situazione degli sfollati, un milione di Rohingya in fuga dalla pulizia etnica del Myanmar, che su quella striscia di terra hanno trovato un riparo.
Sono immagini che raccontano passato e presente, momenti di felicità, di mete raggiunte, di leggerezza. Bianco nero, colore, storie che si intrecciano, si incontrano, protagoniste in uno scatto. Nelle sale di palazzo Palmieri a Monopoli per il PhEST le fotografie di Ferdous sorprendono. Spiagge, mare, libertà mentre il tempo si ferma, come per magia. I granelli non scendono dal canale stretto della clessidra, restano a Cox’s Bazar Beach.