Nasce nella città dove il mare scorre più del sangue nelle vene. Dove nessuno è straniero, dove il patrono è un santo nero.
La città dalle due anime che accoglie e distoglie. Vettor Pisani era un barese che andava e tornava e anche quando non c’era - quando ormai celebrato da tutti, si sentiva rifiutato dalla sua città natale - portava in sé il mare e tutto ciò che insieme veniva trasportato. Una continua contraddizione, asimmetria, distonia.
“La mia opera è un teatro filosofico e conoscitivo della storia moderna dell’Europa” diceva l’artista che si definiva “un creatore e decifratore di rebus”.
Premio Pascali nel 1970, nello stesso anno partecipa a Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70, curata da Achille Bonito Oliva (con il quale tornerà più volte ad esporre) a Palazzo delle Esposizioni. Due anni dopo sarà alla Biennale di Parigi. Era avanguardia pura, sin dall’inizio. Nel 1973 a Roma portò in scena la sua performance Androgino. Carne umana e oro nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese. Clamorosa, come ogni cosa che ha fatto.
Nel 1976 è ospite della Biennale di Venezia con la doppia semi croce de Il Coniglio non ama Joseph Beuys, ci tornerà poi nel 1978, 1984, 1986, 1990, 1993 e 1995.
Nel 1982 è a New York, al Guggenheim Museum con Italian Art Now: an american Perspective.
Sessanta opere tra disegni, collage, sculture, installazioni, progetti e stampe in pvc, la più ampia retrospettiva dedicata sino ad oggi a Vettor Pisani in terra di Puglia sono ora al museo Pino Pascali di Polignano a Mare e lo saranno sino al 25 febbraio, data di chiusura della mostra Vettor Pisani - L’enigma e il segreto, curata da Giovanna dalla Chiesa e Carmelo Cipriani.
Sette sale - numero caro a Vettor Pisani, come somma del tre e del quattro, simboli di spirito e materia - che celebrano la sua arte dagli esordi all’epilogo, dal centro alla periferia, attraverso un percorso frastagliato e prismatico che dagli anni Settanta giunge fino ai Duemila.
Mimma Pisani, poetessa, scrittrice, femminista, performer e sua compagna di vita, di lui scrisse “L’artista-profeta è colui che presagisce l’ignoto restando in equilibrio sulle giravolte del tempo”.