Come cambia il vento, ora soffia in direzione opposta a quella di poche ore fa. Si gonfia, ha la voce grossa e piega le chiome degli alberi.
Trascina via in una danza foglie gialle e marroni. Ancora ieri un caldo quasi estivo, ed oggi torna l’autunno in questo mese che non vuol cedere il passo alla prossima stagione.
“Ci furono le rose/ un tempo, gli asfodeli./ Ora passa nei cieli/ il cielo che rispose// alla notte degli anni,/ alle paludi, ai morti./ Ci restano più forti/ del tempo questi inganni/ della dolce stagione/ E il povero che vede/ fermarsi sul suo piede/ il sole, già s'espone/ al suo sorriso cieco./ Felice si somiglia,/ balbetta con le ciglia/ il soliloquio greco./ Poi trova il freddo, stretto/ nelle stesse parole/ con cui si scalda il petto./ A non volere vuole/ il fondo del bicchiere./ La morte porge al nonno/ degli anni sul braciere/ di cenere quel sonno” scriveva Alfonso Gatto in Novembre a Pesto.
Novembre, mese di passaggio tra il di qua e il di là, dove tutto è sospeso, in bilico, in equilibrio. Un mese di attesa e di consegne, di decisioni da prendere, di scelte da compiere. Attesa e lascito.
“Dei giovani e dei vecchi/ si raggruppano/ fra le rovine calde di Roma/ su cui i platani lasciano cadere/ con frusciare di carta/ le loro foglie dorate./ I giovani/ fanno sapere ai vecchi/ quello che a loro piace/ e i vecchi/fanno finta di non sentire” recitano i versi di Novembre di Aldo Palazzeschi.
Trenta giorni per osservare le foglie cadere, tappeto da calpestare per ascoltare ancora il suono della vita. E tutto intorno è già Natale.