Non sono solo rappresentazioni, istantanee di momenti ma opere che riservano agli occhi meditazioni frutto di studi e riflessioni.
Se i volti non parlano, non hanno voce, è perche comunicano con un linguaggio altro, alto, che raggiunge sfere inaspettate. I dipinti di Sandro Botticelli lasciano spazio alla contemplazione, all’osservazione attenta del dettaglio, del particolare. Come in un viaggio in cui si scoprono nuove dimensioni così l’arte di Botticelli supera i confini delle tele per allargarsi negli spazi dei secoli arrivando ai nostri giorni con il potere immutato di conquistare anche lo sguardo più distratto.
Per André Chastel “Botticelli, geniale pittore di costumi e narratore intrepido, fantasioso, ha preso lo spunto dagli orefici e dagli illustratori fiorentini del 1460. Non ha dovuto creare i suoi tipi, le sue figure volteggianti, gli abiti di velo, le acconciature complicate, gli atteggiamenti romantici e i contrasti sentimentali; ma ha ricreato questo repertorio vivace e leggiadro, ha lavorato non tanto ad arricchirlo quanto ad epurarlo … Sandro è un distillatore, e la sua materia è il repertorio narrativo, l’eleganza accentuata da un avanzo di preziosismo gotico, degli atelier fiorentini”.
Le sue linee sono piene di grazia, i cieli pallidi, il ritmo è lieve quasi una danza, forza e debolezza trovano equilibrio nelle sue composizioni che restano aperte all’ascolto, perché sì le opere pur non avendo voce comunicano, non le bellezze delle meraviglie d’Italia, ma un pensiero che è maturo, vero, esaustivo su quesiti anche non ipotizzabili.
I suoi capolavori, dalle Madonna col Bambino alla Allegoria della Primavera, dai Nastagio degli Onesti alla Nascita di Venere, svelano misteri taciuti.