Prima paesaggi, linee che si confondono negli spazi, colori che si perdono nel cielo, dopo linee schematiche in cui rinchiudere il colore.
Un tratto ed una tecnica distinguibili, identitari, qualificanti, come una firma. È l’arte di Piet Mondrian, che si evolve nel tempo lasciando un segno che passa dalla pennellata a riprodurre un mulino a quella di colore informe per poi concludersi con un colore primario cristallizzato in un reticolato di linee nere.
Nato ad Amsterdam, ha vissuto a Parigi, Londra e New York dove è morto e dove ha portato a termine il suo percorso artistico, neoplasticismo. In un mondo dominato dai conflitti mondiali Mondrian trova la via dell’esistenza confinandola nell’astrattismo, nel sottile dominio del colore puro su spazio e tempo. Scompone la natura, il visibile, e si dedica alla costruzione di una struttura che sembra essere elemento comune delle cose. Le linee che si intersecano delimitano spazi dagli angoli retti dove i colori primari, rosso, blu e giallo, si alternano ai bianchi. Lo studio, la ricerca, trovano risposte definitive nell’equilibrio della semplicità.
Osservare un quadro di Mondrian è scoprire come ciò che appare semplice sia in realtà il frutto di uno studio meticoloso, le pennellate si sovrappongono e per dare corposità ai bianchi da contrapporre alla essenzialità dei colori che delimitano le linee nere. Il pittore olandese supera la materia, la sua pittura “basata su un movimento dinamico e un equilibrio perfetto” scopre la realtà. Essenziale, senza fronzoli, l’arte di Mondrian è sempre attuale, indiscutibile, come un colore primario sul bianco di una tela.