Come d’incanto spiare da un portone aperto un suggestivo cortile, un limone verde dai grossi frutti gialli, circonferenza che segna decenni.
La stazione ferroviaria invasa da turisti in transito, tutti alla ricerca della bellezza della città che si nasconde ad ogni angolo celandosi dietro pareti grigie e anonime. Tra i vicoli del centro i panni stesi al sole tra i balconi sono drappi di felicità.
L’arte, le chiese, i musei, le catacombe, i vivi e i morti, o cuoppo, la pizza, il fiocco di neve, il caffè del professore, il babà, l’arte contemporanea, Vasari, Michelangelo, il Cristo Velato, lo sciopero dei taxi, l’autista dell’autobus che è fin troppo gentile nel concedere un passaggio, gli scooter, le mostre, le librerie, la simpatia, i presepi. Sanità, San Gregorio Armeno, lungomare Caracciolo, il Maschio, il Madre, Piazza Plebiscito, il Vesuvio, il cielo azzurro.
Napoli è bellissima con le sue contraddizioni, la sua storia, il suo passato, il presente e il futuro, bellissima dietro le nuvole cupe di chi non la rispetta. Napoli, meno di 29 ore per percorrere chilometri, osservare maioliche, restauri, biblioteche, scoprire angoli nascosti, ospedali per bambole, cura e trascuratezza.
Quando il treno abbandona la stazione direzione Caserta hai una certezza, vuoi tornare a Napoli, e prima o poi lo farai, per cercare nuove visioni, nuovi dialoghi, santi a cui votarsi, che anche la fede in questa città è tema in bilico. Lungo il filo inesistente di una funicolare la melodia non tarda ad arrivare. Napoli è Napoli.