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Cappella di Sansevero e il Cristo Velato

Cappella di Sansevero e il Cristo Velato

È la fila ordinata di persone a fare intuire che tra i vicoli stretti di Napoli si è ormai giunti alla meta, imprescindibile per ogni turista.

Quella che tutte le guide riportano come tappa obbligata, il Museo Cappella Sansevero e il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino.

Dopo il caldo afoso all’esterno, varcare la soglia non dà il sollievo sperato ma basta posare lo sguardo sulla statua distesa per percepire uno strano senso di leggerezza. Un velo lieve posato sul corpo lascia intravedere la muscolatura, il volto. Leggero come un soffio di morte che presto svanirà lasciando spazio al risorto. Non c’è peso di sofferenza ma il sollievo nell’aver compiuto il proprio destino. Il Cristo Velato tra la folla che lo osserva avrebbe forse preferito un luogo più intimo dove donarsi allo sguardo attento del visitatore.

La cappella di Sansevero non nasconde le altre sue meraviglie dal pavimento alla volta, e le sculture Pudicizia di Antonio Corradini e Disinganno di Francesco Queirolo. Un luogo di culto ma anche un tempio che non cela altre simbologie, dove il genio di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, si manifesta in tutto il suo estro artistico.

Bisognerebbe visitare questo luogo in piccoli gruppi, di due persone, solo così si può respirare il mistero e la sapienza, la grandezza e l’inafferrabile.  Andando via, uscendo dal percorso obbligato, ci si imbatte quasi per caso nelle Macchine anatomiche, gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, ben visibili è il sistema artero-venoso realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno. Il feto trafugato.

La Cappella Sansevero nel cuore di Napoli è dimostrazione di genialità.

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