Non amava si parlasse di lui, ne voleva rilasciare interviste. La sua forma di espressione era l’arte, la pittura, la luce delle sue opere.
Balthazar Klossowski de Rola, dal 1925 Balthus, ha segnato il ventesimo secolo. Per Vittorio Sgarbi “è un pittore di luce. Quella di Balthus, però, è una luce lattiginosa, che entra uniformemente nelle stanze disadorne da una finestra oltre la quale non vediamo niente; è un’eredità di armonia, proporzione e misura che viene a questo artista modernissimo da una strana intuizione dello spirito del nostro Quattrocento. È la luce la fonte di quell’essenza segreta e di quel mistero di seduzione che emana dalle tele di Balthus: sono infatti le impalpabili variazioni atmosferiche il segreto di molti suoi capolavori”.
Dipinge piccole vedute urbane e paesaggi ma anche tele di grandi dimensioni come il dipinto La rue al quale Balthus lavora per un anno. Nel paesaggio urbano i personaggi si muovono come automi con sguardo fisso e ipnotico. Per Vettese i temi del pittore nato a Parigi da famiglia di origine polacca “riguardavano soprattutto le sottili perversioni quotidiane, la vita della strada o negli interni borghesi, le gite in montagna solo apparentemente innocenti”.
Sulle ossessioni e perversioni concordano alcuni critici. Lucie-Smith rimarca come “Balthus rimugina su ossessioni private e … ricorre spesso al simbolismo di tipo claustrofobico della figura rinchiusa in una stanza. Balthus rappresenta le promesse di uno stupro. Figure nude di adolescenti giacciono abbandonate in pose che invitano alla violenza sessuale”. Lo stesso artista preciserà che le sue opere non avevano alcun intento pornografico ma che evidenziavano solo la realtà. Eppure non c’è nulla di scandaloso.